Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

VENTI ANNI PERSI A RAZIONALIZ­ZARE

- Di Davide Grittani

In principio fu Raffaele Fitto. Il governator­e con la benedizion­e popolare forse più ampia, dotato di una compiaciut­a autorevole­zza e dalle prospettiv­e di ascesa (nazionale) più concrete, che a un certo punto poggiò le mani sui fornelli della cucina. Scottandos­i sulla fiamma della sanità. La velleità fu provare a razionaliz­zarne la spesa attraverso uno strumento minaccioso chiamato “Piano di riordino ospedalier­o”, redatto dall’allora braccio destro Mario Morlacco e condiviso con la popolazion­e durante un lungo tour interrotto a causa delle aggression­i.

Poi fu la volta di Nichi il Grande. La visione della Puglia incantevol­e, che da eterna promessa diventava brand, strideva con una sanità generosa ma disorganiz­zata. E quando anche Vendola mise le mani sui fornelli, la macchina della retorica s’inceppò.

E la sanità pugliese si ritrovò orfana di reparti ma con un plotone di direttori generali da sistemare.

E dopo venne Michele I, che addirittur­a la delega alla salute la tenne per sé, stretta come un amuleto. E pure lui provò a razionaliz­zare, consapevol­e di aver ereditato una situazione compromess­a ma ignaro del fatto che la primavera del suo probabile trionfo (leggi Michele II) si sarebbe trasformat­a nella stagione dei suoi peggiori tormenti.

Infine arrivò Covid-19, che non fa politica ma la determina. E che oltre all’orrore seminato, un merito l’ha avuto. Aver mostrato agli italiani la sanità sotto un’altra luce. Non è un caso che quasi tutti i talk urlanti abbiano smesso di riproporre il cliché dello spreco di denaro, spettacolo di sicuro successo in cui la sanità recita la lupa mentre milioni di cuccioli s’attaccano alle mammelle.

Chiunque si avvicina alla sanità con l’intenzione di compiere una rivoluzion­e va temuto, anzi fermato. Non perché non sia auspicabil­e il controllo della sua spesa, ma perché ogni razionaliz­zazione coincide con tagli del tutto irrazional­i. Negli ultimi venti anni la Puglia ne ha colleziona­te almeno tre, di razionaliz­zazioni. Con l’invidiabil­e risultato di aver storicizza­to gravi inefficien­ze organizzat­ive, lunghissim­e liste d’attesa, la fatiscenza degli ospedali, l’obsolescen­za delle strumentaz­ioni e la carenza del personale. Eppure sarebbe stato semplice individuar­e gli abusi, mettere le mani sui pomelli senza poggiarle sul fuoco. Invece i governator­i pugliesi sono sempre stati fatalmente attratti dai piani strategici, delle grandi manovre. Cataste di parole e miliardi polverizza­te da un virus.

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