Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
VENTI ANNI PERSI A RAZIONALIZZARE
In principio fu Raffaele Fitto. Il governatore con la benedizione popolare forse più ampia, dotato di una compiaciuta autorevolezza e dalle prospettive di ascesa (nazionale) più concrete, che a un certo punto poggiò le mani sui fornelli della cucina. Scottandosi sulla fiamma della sanità. La velleità fu provare a razionalizzarne la spesa attraverso uno strumento minaccioso chiamato “Piano di riordino ospedaliero”, redatto dall’allora braccio destro Mario Morlacco e condiviso con la popolazione durante un lungo tour interrotto a causa delle aggressioni.
Poi fu la volta di Nichi il Grande. La visione della Puglia incantevole, che da eterna promessa diventava brand, strideva con una sanità generosa ma disorganizzata. E quando anche Vendola mise le mani sui fornelli, la macchina della retorica s’inceppò.
E la sanità pugliese si ritrovò orfana di reparti ma con un plotone di direttori generali da sistemare.
E dopo venne Michele I, che addirittura la delega alla salute la tenne per sé, stretta come un amuleto. E pure lui provò a razionalizzare, consapevole di aver ereditato una situazione compromessa ma ignaro del fatto che la primavera del suo probabile trionfo (leggi Michele II) si sarebbe trasformata nella stagione dei suoi peggiori tormenti.
Infine arrivò Covid-19, che non fa politica ma la determina. E che oltre all’orrore seminato, un merito l’ha avuto. Aver mostrato agli italiani la sanità sotto un’altra luce. Non è un caso che quasi tutti i talk urlanti abbiano smesso di riproporre il cliché dello spreco di denaro, spettacolo di sicuro successo in cui la sanità recita la lupa mentre milioni di cuccioli s’attaccano alle mammelle.
Chiunque si avvicina alla sanità con l’intenzione di compiere una rivoluzione va temuto, anzi fermato. Non perché non sia auspicabile il controllo della sua spesa, ma perché ogni razionalizzazione coincide con tagli del tutto irrazionali. Negli ultimi venti anni la Puglia ne ha collezionate almeno tre, di razionalizzazioni. Con l’invidiabile risultato di aver storicizzato gravi inefficienze organizzative, lunghissime liste d’attesa, la fatiscenza degli ospedali, l’obsolescenza delle strumentazioni e la carenza del personale. Eppure sarebbe stato semplice individuare gli abusi, mettere le mani sui pomelli senza poggiarle sul fuoco. Invece i governatori pugliesi sono sempre stati fatalmente attratti dai piani strategici, delle grandi manovre. Cataste di parole e miliardi polverizzate da un virus.