Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La Fiera del Levante verso un rinvio «Ma non salterà»
Avviato l’iter dell’83esima edizione della Campionaria Il presidente dell’ente: «Aspetto gli sviluppi sul Covid Comunque l’evento si terrà sempre entro il 2020»
«L’obiettivo è confermare l’evento utilizzando tutte le prescrizioni di sicurezza». Così si esprime Alessandro Ambrosi, presidente della Fiera del Levante, a proposito della prossima campionaria di settembre. «Non escludo un rinvio dell’evento ma l’appuntamento si terrà entro il 2020».
● Sul sito internet del quartiere fieristico c’è già l’annuncio sul conto alla rovescia per organizzare la 84esima edizione della Fiera del Levante che si terrà a settembre. Un evento strategico non solo per il commercio pugliese ma anche italiano e del Sud che, ogni anno, viene inaugurato dal premier
● Quest’anno, a causa dell’epidemia del covid-19, la Fiera del Levante potrebbe essere anche rinviata
BARI «L’obiettivo è confermare l’evento utilizzando tutte le prescrizioni di sicurezza previste dalle normative. Ma non è escluso che si possa anche posticipare la data in calendario: comunque entro la fine del 2020. La Campionaria per l’intera Puglia è un simbolo». Così Alessandro Ambrosi, presidente della nuova Fiera del Levante (e vice presidente nazionale di Confcommercio), analizza i passi che saranno effettuati da qui fino al 12 settembre quando si dovrebbe tenere l’84esima della kermesse. Sul sito internet del quartiere fieristico c’è l’annuncio: «È cominciato il conto alla rovescia per la Campionaria generale internazionale». Ma alla luce dell’epidemia da Covid-19 è logico mettere in conto un rinvio o semplicemente un nuovo «format» meno caloroso e affollato.
Presidente Ambrosi, il mondo delle fiere è tra i primi a essere a rischio. Tanta gente nei padiglioni e per i viali potrebbe non essere più ammessa. Che ne pensa?
«Intanto sono saltate altre esposizioni come quelle specializzate sui mobili d’esterno e sul restauro degli immobili. Ma come prevedibile a c’è un problema sulla Campionaria. La speranza è che l’allarme sanitario possa rientrare al più presto per avviare un minimo di normalità».
Ma comunque non sarà più come prima. O meglio la Campionaria dovrà fare una scelta: ridurre le persone ospitate nel quartiere fieristico.
«Certo, è prematuro capire come muoverci. Molto dipenderà dalle indicazioni che arriveranno del governo. Tuttavia,
l’intenzione è di confermare la data del 12 settembre. Dovremo pensare a ingressi contingentati nei padiglioni o regolamentare in maniera differente il flusso dei visitatori».
E se dovessero spuntare altre emergenze?
«Stiamo anche studiando l’opzione di un possibile rinvio, ma comunque entro il 2020. Il fatto è che per le imprese spostare le date è sempre complicato. Vedremo, noi faremo di tutto per salvare questo grande evento che è un patrimonio dei pugliesi».
È anche un esempio della vocazione commerciale di un territorio che guarda a Oriente. Qual è lo stato d’animo degli operatori?
«La politica spero possa capire che il commercio, con i suoi negozi di vicinato, è una risorsa. Ora tutti capiscono cosa vuol dire avere un operatore che porta la spesa a chi non è nelle condizioni di poter uscire di casa. Ma anche ai tanti lavoratori che garantiscono servizi indispensabili per la collettività. Mi viene da dire che la semplice logica del profitto non sempre aiuta a regolare una collettività».
Cosa dovrà affrontare il mondo del commercio?
«Sarà un periodo molto duro fatto di sacrifici. L’urgenza è ristabilire i giusti livelli di liquidità perché le aziende soffrono. Poi ci sono alcuni comparti che hanno aspetti specifici come l’abbigliamento. In questo caso si dovrà trovare una soluzione anche dialogando con il mondo industriale. La stagione è compromessa e, oltre alle misure che metterà in campo il governo, bisognerà lavorare sulla condivisione del risultato negativo in una logica bilaterale».
Qual è la lezione che l’Italia deve imparare dall’emergenza?
«Credo che la politica debba riconsiderare questo modello di sviluppo basato sulla globalizzazione così spinta. Aprire i mercati va bene, ma a parità di condizioni. Altrimenti si rischia di perdere la strada. Basti pensare che ci sono alcuni beni introvabili in Italia. È il caso dei dispositivi di sicurezza individuali, come le mascherine, o oggetti di prima necessità. Dobbiamo utilizzare nuovi modelli».
La sfida da vincere La politica spero possa capire che il commercio, con i suoi negozi di vicinato, è una risorsa Questo evento è il simbolo del territorio