Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il sistema Jacobini tra paradisi fiscali e fughe a Londra
I giudici del Tribunale del Riesame li definiscono «orchestratori di tutte le manovre economiche». Marco e Gianluca Jacobini erano veri e propri «deus ex machina» di Banca Popolare di Bari. E dalle motivazioni, con cui il Riesame il 20 febbraio ha detto no alla revoca dei domiciliari per padre e figlio, emerge anche la scoperta di un’agendina nera del 2019 intestata «Banca Popolare di Bari» con le iniziali «M.J.» con appuntamenti con esponenti della Banca d’Italia e imprenditori e all’interno post-it e appunti manoscritti a matita relativi a paradisi fiscali, ovvero Malta e Lussemburgo. Il documento è tra gli oggetti sequestrati a Marco Jacobini.
L’agenda è stata trovata dai finanzieri durante la perquisizione nella Masseria Donna Giulia, a Cassano delle Murge, di proprietà dell’ex patron della Popolare di Bari. «Dall’analisi degli appunti in essa contenuti, tutti riferiti all’anno 2019, - si legge negli atti emerge come tale agendina fosse utilizzata da Marco Jacobini per annotare i propri impegni. Tra gli appuntamenti calendarizzati, suscitano particolare interesse investigativo, quelli con esponenti di
Bankitalia, avvenuti nel periodo in cui Marco Jacobini risultava presidente della Banca Popolare di Bari e quelli avvenuti in epoca successiva al 24 luglio 2019, data in cui l’indagato si è dimesso dalla carica di presidente, con consulenti della banca ovvero con importanti clienti della stesso istituto di credito». Inoltre, all’interno dell’agenda «sono stati ritrovati post-it di colore giallo riportanti alcuni appunti manoscritti a matita. Tra questi rilevano quelli indicanti due località estere, noti paradisi fiscali, ovvero Malta e Lussemburgo».
Inoltre Gianluca Jacobini, nelle settimane precedenti l’arresto, stava valutando «un eventuale trasferimento a Londra con la famiglia». Emerge da alcuni messaggi di whatsapp estrapolati dal telefono che la Guardia di Finanza gli ha sequestrato durante la perquisizione. In modo particolare dal 15 dicembre 2019, due giorni dopo il commissariamento della banca, fino al 30 gennaio 2020, vigilia degli arresti, Gianluca Jacobini e il suo interlocutore «facendo riferimento al coinvolgimento nelle vicende che hanno interessato la Bpb, discutono di un eventuale trasferimento a Londra». «Londra per un paio di anni, unica soluzione, dovete cambiare aria» gli scrive il suo contatto e Jacobini risponde «devo trovare qualcosa da fare e vengo al volo». «Poi se ci sono rilievi la magistratura faccia il suo corso, inizia a spostarti» gli suggerisce ancora l’interlocutore. Nelle motivazioni, inoltre, i giudici hanno anche evidenziato la «elevata gravità dei fatti» di «indubbio allarme sociale» per «l’entità del danno patrimoniale arrecato all’economia italiana (900 milioni di euro sottratti agli investimenti meridionali e a circa 70mila creditori-risparmiatori)». Per gli Jacobini il Riesame ha parlato anche di «sistematica reiterazione delle condotte illecite mediante il regolare ricorso alla manipolazione e falsificazione dei dati contabili e patrimoniali», in grado, anche dopo la formale uscita dalla banca, di «fare affidamento su di una serie di soggetti fedeli», «evidentemente da utilizzare per riprendere o meglio per proseguire il controllo della banca». Per i giudici, inoltre, c’è anche il rischio che gli indagati «se lasciati in libertà», esercitassero «pressioni» su testimoni che devono ancora essere sentiti dagli inquirenti.
L’avvocato Francesco Paolo Sisto, nel collegio difensivo di Marco e Gianluca Jacobini, spiega la versione dei suoi assistiti: «Il Tribunale del Riesame, correttamente, non è minimamente entrato sul tema dei gravi indizi di responsabilità, in quanto il ricorso degli indagati verteva solo sulle esigenze cautelari. Nella prima parte del provvedimento vi è una ampia ricognizione di quanto già osservato dalla pubblica accusa e dal gip, ai soli fini di inquadrare le proprie valutazioni e quindi senza alcuna incursione sulla colpevolezza o meno dei soggetti coinvolti». Poi ancora: «Quanto alle esigenze cautelari, fermo il pacato dissenso con quanto osservato dal Riesame, resta la possibilità di seguirne le indicazioni per rimuovere ogni residua perplessità sulla meritevolezza della misura».