Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Credito e liquidità, più veloci nelle risposte alle imprese Ora serve un reddito universale»
Il ministro Provenzano: «Nel prossimo decreto bisogna fare di più»
Ministro Provenzano, la Fase 2 sarà quella delicata della ripartenza, ma soprattutto della convivenza col virus. Pensa che il Paese e il Sud possano farcela?
«Mi lasci dire che aver impedito l’esplosione del contagio, grazie allo sforzo congiunto di governo e Regioni, è la precondizione. Lo sforzo sulle terapie intensive, il lavoro di infermieri, medici, dipendenti pubblici e privati nei servizi pubblici essenziali, il sacrificio dei singoli cittadini non va sprecato nella fase 2, in cui dobbiamo ripartire convivendo con il rischio del virus. E che la pandemia ha fatto giustizia di tanti luoghi comuni della contrapposizione Nord-Sud. Ora eccellenze come il Cotugno non devono restare eccezioni. Il Piano Sud 2030, presentato solo una settimana prima del lockdown, è ancora più attuale e la sua attuazione ancora più urgente».
Con quali fondi?
«Anzitutto attuando la clausola del 34%, altro che sospensione. E riprogrammando al meglio le risorse aggiuntive, nazionali ed europee. Fin dall’inizio ho lavorato con la commissaria Elisa Ferreira, per capire il contributo dei Fondi strutturali all’emergenza. Abbiamo ottenuto una straordinaria opportunità, con semplificazioni e flessibilità per rendicontare spese sanitarie, sostegni alle imprese, anche al capitale circolante, misure sociali e per il lavoro e supporto ai processi di digitalizzazione. Su queste priorità abbiamo proposto alle Regioni un’intesa inter-istituzionale per arrivare a un accordo che consenta di mobilitare le risorse intorno a questi obiettivi, evitando provvedimenti a pioggia. È una grande occasione, anche per chiudere una programmazione che ha accumulato ritardi gravi. Lo faremo preservando, per la prima volta in una crisi, i cardini della coesione: vincolo territoriale e addizionalità delle risorse».
Nel Mezzogiorno (i dati Svimez ce lo segnalano) il rischio che le imprese chiudano è quattro volte superiore rispetto al Nord. Cosa fare?
«L’onda della peggiore crisi della storia repubblicana si è inserita in una condizione di fragilità delle imprese meridionali, più dipendenti dal credito bancario e con condizioni peggiori di accesso ai finanziamenti. Per questo, credito e liquidità sono esigenze primarie, e ora le risposte sono e saranno più veloci anche grazie alla revisione della disciplina sugli aiuti di Stato. Ma l’idea forte del Piano Sud 2030, una nuova industrializzazione nel segno della sostenibilità e dell’innovazione, è cruciale. Gli interventi previsti – crediti d’imposta, sgravi contributivi, trasferimento tecnologico, Zes – vanno rafforzati, per sostenere quei processi virtuosi nelle Pmi in atto, che rischiano una brusca interruzione».
Giuseppe Provenzano è nato a Milena (Cl) il 23 luglio 1982. Laureato e dottorato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa nel 2008, nel 2010 entra in Svimez come ricercatore, nel 2018 viene nominato vicedirettore. Il suo lavoro di ricerca si è concentrato sul Mezzogiorno e sulle politiche di coesione. È stato capo della segreteria dell’Assessore per l’Economia della Regione Siciliana Luca Bianchi nella giunta Crocetta e consulente del Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando. Membro della direzione nazionale del Pd, a giugno 2019 viene nominato dal segretario Nicola Zingaretti responsabile delle politiche del lavoro della segreteria del Pd.
C’è un tema: la protezione per i deboli tra i deboli, non coperti dalle misure del governo. Serve un Reddito universale?
«Il lavoro buono si crea con gli investimenti, pubblici e privati, ma dentro una crisi senza precedenti dobbiamo accompagnare tutta la società italiana con argini adeguati. Così come bisogna tenere in vita il tessuto produttivo, bisogna salvare quello sociale. I provvedimenti del Cura Italia hanno già offerto vasta protezione e i bonus alimentari non vanno derisi. Ma nel prossimo decreto bisogna fare di più, potenziando e semplificando le misure per fronteggiare condizioni di povertà sempre più diffusa. Lavoriamo in una logica di universalità, per raggiungere le fasce sociali più vulnerabili. Serve anche questo per liberare le persone dal ricatto del bisogno e favorire percorsi di emersione, nella legalità».
Puglia e Campania vivono soprattutto di turismo e di tutto ciò che è legato al turismo. Settore delicato perché implicitamente affollato. Come si affronta il nodo?
«È delicato in termini di prevenzione sanitaria. Come ha detto il ministro Franceschini ci stiamo confrontando in queste ore con il Comitato tecnico scientifico e la task force per dare indicazioni puntuali e condivise. Ma il nodo economico non può essere eluso. L’impatto sul settore al Sud ha un peso relativo molto grave, perché negli ultimi
❞ No al ricatto del bisogno Oggi bisogna tenere in vita il tessuto produttivo ma anche salvare quello sociale, bisogna raggiungere le fasce più vulnerabili per liberarle dal ricatto del bisogno e favorire percorsi di emersione, nella legalità
❞ La ripresa turistica Puglia e Campania, dopo le misure di sostegno immediato del settore puntiamo sul rilancio della domanda Con due direttrici, destagionalizzare e aree interne possiamo coniugare distanziamento sociale e rilancio al Sud
anni aveva un apporto sempre più elevato. Dopo le misure di sostegno immediato del settore (indennità, ammortizzatori sociali, voucher), puntiamo sul rilancio della domanda. Con due direttrici, la destagionalizzazione e le aree interne, possiamo coniugare distanziamento sociale e rilancio al Sud».
Cosa pensa dello Smart working in zone dove resiste un digital divide così forte?
«Il virus non è una “livella”, come spesso si dice. Acuisce i divari già esistenti e ci ricorda quanto è urgente ridurli. Qui non è un problema di risorse, che abbiamo stanziato con il Piano Banda Ultralarga: sono più volte intervenuto sulla necessaria accelerazione da parte di Open Fiber e non possiamo tollerare ritardi da parte di nessuno degli attori coinvolti. Oltre che per garantire dispositivi informatici ai meno abbienti, rafforzando le risorse già rese disponibili dal Cura Italia sul fronte scuola, occorre colmare un divario culturale, che affligge ancora vasti strati della nostra popolazione: l’alfabetizzazione digitale oggi è un biglietto di ingresso fondamentale nella vita lavorativa e sociale. Su questa priorità, stiamo riorientando i fondi strutturali».