Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’e-commerce diventa alleato (vero) per la ripresa
La rivoluzione digitale è arrivata anche in Puglia Ecco come si schierano le associazioni di categoria
Il rilancio dell’economia in Puglia potrebbe trovare una chiave di volta nell’ecommerce. Con i negozi chiusi e con un’attività, quella online, che ha avuto un incremento nell’emergenza coronavirus, potrebbe essere un’occasione da sfruttare anche nell’eventuale Fase 2. «Chi ha imparato a non demonizzare l’online – ha spiegato Beniamino Campobasso, presidente Confersercenti – è riuscito quanto meno a contenere le perdite. Può essere un’occasione per il futuro e una lezione per tutti. L’-ecommerce deve essere vista come una risorsa in aggiunta a quello che succede all’interno delle aziende. Questo è l’unico aspetto positivo che riesco a vedere in un’ipotetica fase 2, tutta ancora da capire. Abbiamo visto tutti le immagine tristi delle città vuote con i negozi chiusi, ma chi ha potuto vendere online ha comunque retto rispetto a chi invece non era attrezzato».
Campobasso sottolinea anche un altro aspetto: «Questa tragedia potrebbe anche averci dato un insegnamento e una comunicazione più intelligente. Con l’e-commerce ci può essere meno inquinamento dei trasporti e cosi come lo smart working. Obiettivamente c’è stata una crescita di mentalità e dobbiamo tutti abituarci a ragionare in maniera diversa».
Il futuro, però, come prevedibile non è roseo. Aggiunge: «Da marzo a dicembre del 2020 – si prevede un calo del 30% tra ristorazione, turismo, pubblici esercizi. Speriamo di essere smentiti, ma la ripartenza sarà lenta. Ci sarà una riapertura scaglionata e bisognerà vedere anche se i consumatori potranno uscire tutti alla stessa data. Mi auguro che non si vada oltre i primi di maggio, altrimenti sarà dura. Temiamo che un terzo delle aziende non possa riaprire”. Alessandro Ambrosi, presidente della Camera di commercio di Bari, invece, è fiducioso sulla capacità degli italiani di rimboccarsi le maniche. «È vero che il dato nazionale sull’e-commerce prima del coronavirus era in crescita, ma non credo ci sia stato un incremento tale in questo periodo. Io confido negli italiani e nelle aziende italiane che in passato, ma anche nel futuro, sono stati e saranno capaci di combattere tutte le avversità. Questa guerra lascerà molti morti». E poi un invito: «Credo che da tutto ciò possa nascere una lezione per i consumatori e i cittadini italiani. Bisognerà privilegiare il chilometro zero, i prodotti del nostro territorio. Questa sarà la prima scelta. Non bisognerà farsi abbindolare dalla rete e sostenere le nostre aziende». Ambrosi cerca di vedere lontano: «Ci saranno forme diverse di turismo, molto meno rumoroso anche se per molte attività sarò antieconomico aprire. Sulla ripresa c’è molta perplessità e le abbiamo tutti. Occorre una semplificazione burocratica.
Siamo scettici perché il governo sta facendo davvero poco per le aziende, aggiungendo un ulteriore carico debitorio. Si sta cercando di mettere la polvere sotto il tappeto che uscirà fuori tra tre, quattro cinque mesi».
Conclude: «Non si è pensato ad un fondo perduto a 20 anni, ma in Italia è più facile a dire che a fare: in questo modo ci sarà solo una lunga e interminabile iter burocratico. Prima del coronavirus c’era un mercato stagnante, figurarsi ora».
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