Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Bari ricomincia dal commercio
Contributi ai negozianti, più tavolini all’aperto, sconti sui rifiuti e riduzione dei fitti
Si chiama Open il piano di investimenti presentato dal sindaco Antonio Decaro ad associazioni e parti sociali. Contributi a fondo perduto per chi riaprirà negozi di vicinato dopo il lockdown. Per tavolini e sedie arrivano gli ampliamenti.
BARI Cinque misure per far ripartire il commercio con una manovra da oltre 10 milioni di euro. C’è il contributo a fondo perduto per tutti i negozi di vicinato costretti a restare chiusi, c’è l’esenzione di alcune tasse comunali come Tari e Tosap (relativamente al periodo di blocco) e non mancano iniziative per allentare la crisi come la piattaforma online per spesa e ordinazioni e la possibilità di un accordo con i proprietari dei locali per abbassare i canoni di affitto.
Non ultima la concessione alla ristorazione di poter allargare gli spazi stradali per tavolini e sedie.
Antonio Decaro lancia «Open», una sorta di fase 2 per le attività a Bari. Insomma una «città aperta» pronta a rialzare le serrande contando su un alleato in più, il Comune. E così per tutta la giornata di ieri il sindaco ha dialogato con associazioni di categoria e parti sociali per delineare un piano che scongiuri l’ennesima mazzata per il commercio. «Dobbiamo farlo per i nostri nonni e genitori che hanno creato qui le loro attività», spiega il primo cittadino nella sua diretta social da un luogo simbolo, via Argiro. Quella stessa via Argiro dove lo scorso 10 marzo, all’inizio del lockdown, si lasciò prendere dalla commozione nel vedere insegne spente e serrande mestamente abbassate.
Il piano mette sul piatto oltre 5 milioni di euro di fondi europei Pon Metro da dirottare in aiuti concreti: sostegno a tutti i negozianti per ripartire su affitti, acquisto merce e interventi di sanificazione e di ammodernamento. Una misura che se miscelata alla tregua fiscale – niente tassa sui rifiuti e sulle occupazioni di suolo pubblico per il periodo di chiusura delle attività – sale a un importo di oltre 10 milioni di euro. Il Comune decide quindi di non incassare per dare sostegno al commercio, in attesa degli ulteriori 3 miliardi promessi dal Governo per permettere agli enti locali di colmare i mancati gettiti fiscali e continuare ad assicurare i servizi essenziali. «Ci sono tasse, per esempio la Tosap per l’occupazione di suolo pubblico e la Tari sui rifiuti, che non vogliamo far pagare per i giorni di chiusura, a chi ha chiuso non per una scelta ma per un obbligo», spiega il primo cittadino.
Pronto ad estendere gli spazi esterni di bar e ristoranti con ampliamenti gratuiti sino al 50 per cento, al fine di limitare la perdita di posti e di coperti imposta dalle nuove regole di distanziamento sociale. Questi allargamenti comporteranno modifiche sostanziali a piazze, strade già pedonali e luoghi della movida e quindi anche alla mobilità. I prossimi incontri saranno dedicati proprio alla possibile chiusura (o limitazione parziale) di alcune strade come a Poggiofranco, Umbertino e aree del lungomare, alla realizzazione di nuovi percorsi ciclabili e alle nuove modalità per bus e spostamenti collettivi. D’intesa con il Politecnico si lavora invece a una piattaforma online e comunale (senza oneri per i commercianti) attraverso la quale ordinare pasti, prenotare prodotti o fissare appuntamenti, in modo da non creare assembramenti e code al di fuori dei locali. L’assessore allo Sviluppo Economico Carla Palone invece cerca un accordo con i proprietari degli immobili per sospendere o rateizzare i canoni di locazione arretrati.
Intanto la vicenda assume anche i contorni politici. «Bene l’esenzione di alcune tasse come chiesto da noi più volte. Peccato però che la maggioranza, poco prima della discussione del nostro ordine nell’ultimo consiglio comunale, abbia fatto mancare il numero legale. In ogni caso meglio tardi che mai» dicono i consiglieri di opposizione Melchiorre (Fratelli d’Italia), Picaro (Lega) e Ciaula (Forza Italia).
Antonio Decaro Ci sono imposte che non vogliamo far pagare a chi ha chiuso non per una scelta ma per un obbligo