Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SULLA CULTURA ZITTI PER DECRETO
Cosa ne sarebbe stato del miracolo turistico pugliese senza il traino della Notte della Taranta, dei libri di Carofiglio o dei film salentini di Ozpetek? E cosa ne sarebbe stato dell’innovazione e dell’eccellenza economica pugliese (che pure esiste, in settori di nicchia ma esiste), o del mondo delle professioni e della produzione intellettuale senza il supporto di case editrici e università? Le stesse considerazioni potrebbero essere fatte su scala nazionale, dove la presenza al governo di un ministro dei Beni culturali «forte» come Franceschini ha portato alla riapertura anticipata delle librerie e all’ormai prossima fase 2 per musei e biblioteche. Ma per il mondo dello spettacolo dal vivo, purtroppo, non c’è altrettanta attenzione. In generale, quella che sembra mancare totalmente è la consapevolezza della rilevanza economica di un settore, quello culturale, che impiega oltre un milione e mezzo di persone (uno su 4 giovane, under 35, in un paese in cui non c’è posto per i giovani) e che pesa circa il 6% del Pil; per non parlare della consapevolezza che la cultura (patrimonio e attività, memoria e innovazione) è quello che ha sempre reso questo Paese un po’ speciale, agli occhi del resto del mondo, ben più del cibo e della piacevolezza del vivere.
La cultura è insomma una forza economica, civile e morale senza la quale questo Paese non resterebbe in piedi un secondo di più. E allora? Il governo nazionale, e quello regionale, le amministrazioni cittadine, si rendono conto di tutto ciò? E cosa pensano di fare per aiutare questo settore, ridotto dall’emergenza sanitaria al blocco totale e alla morte civile, a rimettersi in piedi? L’ultimo decreto del governo non contempla neanche da lontano la possibilità di una ripresa, sia pure con le dovute cautele, delle attività culturali; né sembra essere preoccupato del presente e del futuro di una forza lavoro solo in parte garantita da contratti a tempo indeterminato, in larga misura invece precaria e intermittente e abituata a vivere, più o meno, alla giornata. Servirebbe un Mes europeo per la cultura, dichiarava qualche giorno fa l’ex ministro Bray. Sì, perché probabilmente gli stessi ragionamenti potrebbero essere fatti su scala europea. Ma restiamo a noi. Due eccellenze della cultura pugliese, l’attrice e regista teatrale Licia Lanera e il musicista Roberto Ottaviano, si lamentano della situazione, sottolineando anche le specifiche responsabilità del mondo della cultura in questo generale disarmo. Ma dalla politica invece, soprattutto in un momento così storicamente cruciale, non sarebbe lecito attendersi più coraggio, più visione, più lucidità?