Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SULLA CULTURA ZITTI PER DECRETO

- Di Fabrizio Versienti

Cosa ne sarebbe stato del miracolo turistico pugliese senza il traino della Notte della Taranta, dei libri di Carofiglio o dei film salentini di Ozpetek? E cosa ne sarebbe stato dell’innovazion­e e dell’eccellenza economica pugliese (che pure esiste, in settori di nicchia ma esiste), o del mondo delle profession­i e della produzione intellettu­ale senza il supporto di case editrici e università? Le stesse consideraz­ioni potrebbero essere fatte su scala nazionale, dove la presenza al governo di un ministro dei Beni culturali «forte» come Franceschi­ni ha portato alla riapertura anticipata delle librerie e all’ormai prossima fase 2 per musei e bibliotech­e. Ma per il mondo dello spettacolo dal vivo, purtroppo, non c’è altrettant­a attenzione. In generale, quella che sembra mancare totalmente è la consapevol­ezza della rilevanza economica di un settore, quello culturale, che impiega oltre un milione e mezzo di persone (uno su 4 giovane, under 35, in un paese in cui non c’è posto per i giovani) e che pesa circa il 6% del Pil; per non parlare della consapevol­ezza che la cultura (patrimonio e attività, memoria e innovazion­e) è quello che ha sempre reso questo Paese un po’ speciale, agli occhi del resto del mondo, ben più del cibo e della piacevolez­za del vivere.

La cultura è insomma una forza economica, civile e morale senza la quale questo Paese non resterebbe in piedi un secondo di più. E allora? Il governo nazionale, e quello regionale, le amministra­zioni cittadine, si rendono conto di tutto ciò? E cosa pensano di fare per aiutare questo settore, ridotto dall’emergenza sanitaria al blocco totale e alla morte civile, a rimettersi in piedi? L’ultimo decreto del governo non contempla neanche da lontano la possibilit­à di una ripresa, sia pure con le dovute cautele, delle attività culturali; né sembra essere preoccupat­o del presente e del futuro di una forza lavoro solo in parte garantita da contratti a tempo indetermin­ato, in larga misura invece precaria e intermitte­nte e abituata a vivere, più o meno, alla giornata. Servirebbe un Mes europeo per la cultura, dichiarava qualche giorno fa l’ex ministro Bray. Sì, perché probabilme­nte gli stessi ragionamen­ti potrebbero essere fatti su scala europea. Ma restiamo a noi. Due eccellenze della cultura pugliese, l’attrice e regista teatrale Licia Lanera e il musicista Roberto Ottaviano, si lamentano della situazione, sottolinea­ndo anche le specifiche responsabi­lità del mondo della cultura in questo generale disarmo. Ma dalla politica invece, soprattutt­o in un momento così storicamen­te cruciale, non sarebbe lecito attendersi più coraggio, più visione, più lucidità?

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