Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Mascherine (in)vendute a cinquanta centesimi Protesta dei farmacisti
La protesta delle farmacie: forniture in magazzino oltre i 50 centesimi
Più caos che rassicurazioni. Questo è l’effetto che ha fatto, a Bari e in Puglia, la decisione del governo di bloccare a 50 centesimi il prezzo delle mascherine chirurgiche. Una scelta che non è stata condivisa dai farmacisti, i quali pur subissati di richieste non le hanno vendute secondo le nuove indicazioni. «Le forniture ci sono costate più dei 50 cent a cui dovremmo venderle. Ma nessuno di noi vuole arricchirsi», dice D’Ambrosio Lettieri (foto), presidente dell’Ordine.
BARI Le mascherine da vendere al prezzo bloccato di 50 centesimi? La comunicazione lampo del premier Giuseppe Conte ha creato più caos che rassicurazioni. Creando la protesta sul fronte combinato della produzione e della distribuzione. Tanto che già in mattinata, su impulso di una circolare di Federfarma Bari (guidata da Domenico Novielli), molte farmacie della Puglia avevano già deciso di bloccare le vendite di quelle chirurgiche per proseguire con le sole Ffp2 (stesso discorso per le altre tipologie di esercizi commerciali).
Il punto è che vendere a 50 centesimi un prodotto che mediamente viene acquistato a un prezzo di 80-90 centesimi significa perdere. «Abbiamo deciso di non commercializzare questa tipologia di mascherine - afferma Nicola Favia, titolare di una farmacia del centro di Bari perché il provvedimento del governo determina esattamente l’effetto opposto. I clienti giustamente chiedono di pagare una mascherina 50 centesimi, ma noi abbiamo acquistato a prezzi più alti. Siamo farmacisti e offriamo un servizio, non vendiamo mascherine per arricchirci».
E il tema della regolamentazione dei prezzi è al centro della richiesta che l’ordine dei Farmacisti aveva inviato al governo lo scorso 23 aprile. «È necessario evitare forme di speculazione - chiarisce Luigi D’Ambrosio Lettieri, presidente dell’Ordine dei Farmacisti Bari-Bat - anche rispetto alle false notizie che circolano sui media. La distribuzione delle mascherine è un servizio che va nella direzione della prevenzione e la farmacia è rimasta in tempi recenti l’unico presidio sanitario locale: sono morti 15 colleghi e ci sono 2 mila contagiati. Con il commissario
Domenico Arcuri è definita un’intesa per la vendita a 50 centesimi senza creare danno ai farmacisti». L’orientamento è di coprire la differenza con altre forniture calmierate.
Ma il caos mascherine colpisce anche le aziende pugliesi che avevano avviato un percorso di riconversione supportate dal Politecnico di Bari. Una produzione made in Puglia che ora rischia di non essere più conveniente. «Purtroppo - sostiene Sergio Fontana, presidente di Confindustria Bari-Bat - in questa crisi da Covid-19 spesso si preferisce parlare più che agire in modo concreto. C’è un problema di comunicazione che abbiamo registrato anche in questo caso. Ora è evidente che lo sforzo fatto dalle imprese pugliesi non potrà essere premiato in termini di business. Abbassare i costi di produzione per arrivare a un guadagno con i 50 centesimi è particolarmente complicato. Bisognerebbe avere a disposizione macchinari iper tecnologici e costosi. Ma soprattutto produrre milioni di pezzi». Solo pochi giorni fa l’iniziativa degli imprenditori locali era stata accolta con entusiasmo dalle istituzioni territoriali. Ma si sa le cose, in tempi di crisi, cambiano in fretta.
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Luigi D’Ambrosio Lettieri È solo un servizio offerto ai cittadini e nessuno ha mai pensato di arricchirsi Questa è un’offesa alla dignità della professione