Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La mannaia sulla sanità dopo il 2010
Apprezzo il dibattito avviato dal Corriere del Mezzogiorno sulla sanità. Ho letto gli interventi e mi ha colpito l’ultimo scritto da Michele Rizzi che critica una precedente intervista di Nico Bavaro, segretario di Sinistra italiana. Non intendo fare il difensore d’ufficio dell’ex presidente della Regione, Nichi Vendola.
E meno che meno di Bavaro. Riferisco fatti.
La prima giunta Vendola ha tagliato qualche centinaio di posti e numerose prestazioni diagnostiche alla sanità privata (a differenza di quel che sostiene Rizzi) mettendo in atto una ristrutturazione complessiva del settore.
Nel pubblico – a parte un’iniezione di quasi mezzo miliardo di euro di investimenti ex articolo 20 sull’edilizia sanitaria – abbiamo istituito e reso funzionanti metodiche, procedure, macchine, reparti e apparati. Ne elenco alcuni: una unità operativa complessa di Oncologia in ogni provincia di Puglia, con annessi due acceleratori lineari (per la radioterapia). E, dopo una Tac Pet provvisoria, un apparato di Tac Pet in tutte le sei province. Nei fatti la realizzazione dei primi pilastri di Rete oncologica. Inoltre: stroke unit nei sei principali ospedali provinciali; ristrutturazione della rete trasfusionale e della attività trapiantologica (con la prima Banca di cordone ombelicale del Sud); screening oncologici femminili e maschili; estensione delle attività vaccinali; attivazione di 130 posti letto di hospice (mentre prima ce n’era solo otto a San Cesario di Lecce).
Non basta: furono stipulati contratti regionali con i medici ed i pediatri di famiglia, successivamente presi a modello in Italia, furono ridotte le Asl a 6 (erano il doppio) e si rilanciarono i due Irccs, oncologico e gastroenterologico, a Bari e Castellana. Si procedette con ristrutturazioni e ampliamenti vari di numerosi ospedali, grandi e piccoli. Fu riorganizzata l’attività di prevenzione della salute sui posti di lavoro e della Medicina veterinaria. E tanto altro ancora. Con Don Verzè, citato sempre da Rizzi, che allora non era assurto agli onori delle cronache se non per aver attivato uno dei migliori ospedali d’Italia (il San Raffaele di Milano), si voleva attivare una sperimentazione gestionale a Taranto, con particolare riferimento alla prevenzione e assistenza delle patologie oncologiche territoriali. Dopo, ovviamente, non se ne fece niente. I tagli alla spesa sanitaria sono venuti dopo il 2010 per sopraggiunte normative europee e nazionali. Lo dico e lo scrivo non per rispondere a Rizzi, ma per la verità.