Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Nani, ballerine e signorsì: ecco la politica di Emiliano» Liviano non si candida più
Il consigliere regionale: sono deluso, meglio dedicarmi ad altro
BARI «All’inizio sembrava che si potesse costruire un progetto politico di lungo respiro per andare in contro alle esigenze dei cittadini, ma dopo cinque anni il bilancio è altamente negativo. Alla logica della condivisione e dell’ascolto, frutto di valori politici comuni, si è sostituita quella dell’uomo solo al comando. L’esperienza amministrativa di Michele Emiliano è stata deludente». Gianni Liviano, consigliere regionale eletto nella lista “Emiliano Sindaco di Puglia” (con 3.524 voti), non nasconde tutta l’amarezza per aver riposto fiducia in un progetto che si è rivelato l’opposto della condivisione e del bene comune. Eppure Liviano, tarantino che proviene dal mondo del volontariato, è sempre stato dalla parte di chi è più debole. E per questo ha scelto la politica come strumento per tentare di cambiare le cose.
Consigliere Liviano, si ricandiderà alle prossime Regionali?
«No, l’esperienza vissuta in questi cinque anni mi ha arricchito. Ho avuto ottimi rapporti personali con tanta gente e sono onorato di aver rapportato le istanze dei tarantini in Consiglio. Ma politicamente la delusione è tanta».
Lei proviene dal mondo del centrosinistra. Quello che ora si affida a Emiliano per bloccare l’onda populista. Cosa non la convince?
«I politici sono sempre di passaggio e credo che debbano lasciare qualcosa alla collettività. La mia è un’esperienza di cattolicesimo fatta nelle piazze e con chi soffre. A un certo punto abbiamo capito che per aiutare i meno fortunati era necessario poter incidere anche a livello politico e così sono nate le esperienze in Consiglio comunale e Taranto e nella stessa Regione».
Prosegua pure.
«Non è una questione personale, ma di realtà dei fatti. Ora, purtroppo, si incide solo se fai parte di un sistema. Non ci sono più valori politici, ma l’appartenenza a un leader che è costantemente alla ricerca del consenso a costo di dire tutto e in contrario di tutto per portare a casa i voti. È una regressione culturale. Emiliano, il capo, decide e assegna i ruoli a chi lo ossequia. C’è poco di competenza e professionalità».
Parla così forse per la vicenda delle dimissioni da assessore al turismo e alla cultura?
«Purtroppo no. Quella vicenda è limpida e dimostra come abbia sempre tenuto la schiena dritta. La delusione è per la mancanza di contenuti e per la presenza di tanti nani e ballerini alla corte del capo».
E l’altro modo per incidere?
«Avere migliaia di voti. Io non li ho perché sono lontano da queste logiche. Eppure, il centrosinistra dovrebbe fondarsi sui valori chiari, non dialogare con ambienti della destra per aumentare il consenso. A queste cose dico no».
Con un altro candidato governatore sarebbe sceso in pista?
«Sì. Guardiamo ciò che Emiliano ha fatto a Taranto. Una mole di promesse e prese in giro. Sull’ex Ilva un giorno andava dagli operai a dire che non si sarebbe perso un posto di lavoro salvo avvicinare gli ambientalisti promettendo la chiusura della fabbrica. Così non va».
❞ Questione di uomini Con un altro candidato governatore del centrosinistra sarei tornato in campo, di promesse e prese in giro sono davvero stufo
L’esperienza
In questi cinque anni mi sono comunque arricchito. Il problema è che ho inciso poco perché non sono appartenuto al presidente-leader