Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Donatello D’Attoma talento e visione jazz

- di Fabrizio Versienti

Tra le uscite recenti dell’etichetta salentina Dodicilune, come sempre ricche e diversific­ate, sarebbe un peccato perdersi l’ultimo disco del pianista barese Donatello D’Attoma, che a neanche 40 anni d’età dà una bella prova di maturità musicale. Musicista colto per formazione e jazzista per passione, in Oneness offre un punto di vista interessan­te sul format del piano trio, lontano dalle mode, dentro la tradizione ma anche eccentrico e deviante. Sfruttando al meglio le qualità dei suoi partner, il siciliano Alberto Fidone al contrabbas­so e il romano Enrico Morello alla batteria, D’Attoma mette a punto un meccanismo di precisione, basato - come indica il titolo dell’album - sull’intima coesione e unità del gruppo. Sette composizio­ni originali ( tutte sue) e una sola ripresa, un classico di Monk tra i meno battuti, Coming on the Hudson, reso con personalit­à. Altrove la scrittura, sorvegliat­issima, si articola intorno a ostinati o a piccole cellule motiviche esplorando colori, sottili intrecci ritmici, rifrazioni. Ogni «voce» del trio s’incastra perfettame­nte nelle altre, riempiendo gli spazi di libertà all’interno di strutture molto definite. In un clima fortemente cameristic­o, le composizio­ni si dilatano attraverso pause, riprese, bruschi cambi d’atmosfera (esemplare in questo senso la title track). I brani ritmicamen­te più mossi, come Crazy Elevator e Vortex of Light Particles, esplodono in una miriade di riflessi colorati. Modelli, influenze? Ci sono, ovviamente (Evans, Tristano, Mingus, Franco D’Andrea), ma qui c’è anche una visione molto caratteriz­zata che affonda le radici nel Novecento pianistico e guarda oltre.

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Donatello D’Attoma e il suo nuovo disco
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