Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Donatello D’Attoma talento e visione jazz
Tra le uscite recenti dell’etichetta salentina Dodicilune, come sempre ricche e diversificate, sarebbe un peccato perdersi l’ultimo disco del pianista barese Donatello D’Attoma, che a neanche 40 anni d’età dà una bella prova di maturità musicale. Musicista colto per formazione e jazzista per passione, in Oneness offre un punto di vista interessante sul format del piano trio, lontano dalle mode, dentro la tradizione ma anche eccentrico e deviante. Sfruttando al meglio le qualità dei suoi partner, il siciliano Alberto Fidone al contrabbasso e il romano Enrico Morello alla batteria, D’Attoma mette a punto un meccanismo di precisione, basato - come indica il titolo dell’album - sull’intima coesione e unità del gruppo. Sette composizioni originali ( tutte sue) e una sola ripresa, un classico di Monk tra i meno battuti, Coming on the Hudson, reso con personalità. Altrove la scrittura, sorvegliatissima, si articola intorno a ostinati o a piccole cellule motiviche esplorando colori, sottili intrecci ritmici, rifrazioni. Ogni «voce» del trio s’incastra perfettamente nelle altre, riempiendo gli spazi di libertà all’interno di strutture molto definite. In un clima fortemente cameristico, le composizioni si dilatano attraverso pause, riprese, bruschi cambi d’atmosfera (esemplare in questo senso la title track). I brani ritmicamente più mossi, come Crazy Elevator e Vortex of Light Particles, esplodono in una miriade di riflessi colorati. Modelli, influenze? Ci sono, ovviamente (Evans, Tristano, Mingus, Franco D’Andrea), ma qui c’è anche una visione molto caratterizzata che affonda le radici nel Novecento pianistico e guarda oltre.