Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

SOTTO GLI ULIVI (ANCORA) NIENTE

- di Silvio Suppa

Adesso la xylella insidia la provincia di Bari, e a Locorotond­o un maestoso ulivo è stato abbattuto dopo i primi segni di ammalorame­nto. È l’ennesimo taglio di piante infette, motivato come l’unico modo per salvare gli uliveti. Dunque, per ogni pianta attaccata dalla terribile farfallina, ecco il salvifico eradicamen­to, come si dice in termini pseudo-neutri, per celare che in sostanza l’ulivo malato è morto senza cure. Qui la logica non torna: se per una qualunque infermità dovessimo sopprimere chi ne sia affetto, avremmo già ridotto quasi a zero l’umanità, in nome della sua salvaguard­ia dal male. Non è stato e non così nel Paese, con il Covid-19, né è questa l’etica di qualsiasi medico. È arrivato il momento di chiedere conto di questi abbattimen­ti di piante per ogni segno di xylella. Non si sono salvati così gli uliveti da Ugento in su, dopo anni di immobilism­o politico, e non si salveranno le nostre distese di ulivi monumental­i, se il male si approssime­rà alle loro fronde.

Come sempre il problema è politico, perché l’olivocultu­ra è un filone fra i più ricchi e più qualitativ­i della Puglia; aspettare un miracolo, fra un taglio e mille altri ancora, significa solo rischiare di mutilare, se non cancellare, quel ganglio millenario di agricoltur­a e di frantoi che ha dato alla regione redditi e paesaggi irripetibi­li, oltre che un olio di oliva ad alto indice gastronomi­co e salutistic­o. A questo punto è necessario fare una riflession­e. Perché i tagli non hanno tagliato il male? E perché la sostituzio­ne delle piante malate con specie immuni al batterio della xylella non è ancora un progetto di larga scala, finanziato dalla Regione e dai fondi europei già a disposizio­ne?

Nei discorsi elettorali non se ne parla nemmeno, e l’insediamen­to di cultivar immuni è avvenuto quasi solo per mano di privati di larghe vedute. Ma il Barese ora è in bilico, e non abbiamo attendibil­i strumenti né prognostic­i, né – tantomeno – terapeutic­i. È molto strano che in una terra come la Puglia, con tre università pubbliche e con un avanzato politecnic­o, non siano stati avviati laboratori di analisi e di lotta all’infezione, adeguatame­nte attrezzati e in grado di concrete metodiche scientific­he di risanament­o delle piante malate e di prevenzion­e per quelle sane. Si fa presto a giocare con il binomio colori/sapori; alla fine resta il cinico rumore delle macchine da taglio. Urge invece la scienza al servizio dello sviluppo, e urge anche un’inedita dote di fantasia politica.

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