Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
IL MORBO DIFFUSO TRA I POLITICI
In tempo di epidemia, si finisce anche con il cercare nei libri notizie sulle malattie, passate o future. In questa ricerca, certamente alimentata dall’ansia, ci si può imbattere nelle pagine del secondo secolo (dopo Cristo) di Apuleio, l’autore de “L’asino d’oro”, il morbo comitiali. È una malattia che, scrive Apuleio, può colpire l’oratore dopo un lungo discorso e si manifesta con forti e ripetute convulsioni, tali da far pensare all’epilessia. È interessante come questo morbo comitiali – da tradurre nella malattia dei comizianti – fosse considerato un segno nefasto della collera divina per quanto l’oratore avesse detto o perché il suo parlare era stato troppo lungo.
Ala luce della scena politica attuale, viene da chiedersi se il morbo in questione sia contagioso e se, addirittura, esso non si sia sviluppato in forma epidemica. Convulsioni a parte, il “comiziare” è ormai prassi comune indipendentemente dallo schieramento e dall’argomento. Si può comiziare anche cantando come ha fatto nei giorni scorsi in tv il governatore Emiliano; del resto, l’importante è esserci, ciò che si dice è assolutamente secondario. Si può anche comiziare al quadrato: comiziare, per esempio, sul comiziare di Vendola. Ogni occasione è buona.
Non c’è neppure bisogno di parlare a lungo. Il morbo comitiali si manifesta attraverso lo schermo televisivo anche in forma estremamente contratta. È quella sorta di pensierino imparato a memoria che l’esponente di serie B recita per ricordare che il proprio partito vuole più fondi, più cantieri, meno burocrazia, più lavoro. È un comizio in pillole che mostra, però, con chiarezza come il morbo in questione si sia propagato in maniera epidemica. Per salvarsi le mascherine non servono, è invece più utile tenere la bocca chiusa.
Il morbo comitiali si propaga oggi con la stessa velocità del Covid. Ciò che il virus potrebbe ancora fare spinge al microfono non solo governanti ed amministratori ma persino i tecnici. La mediatizzazione dell’epidemia contagia anche la scienza, imponendole spesso accelerazioni non compatibili con i tempi obbligati della ricerca. L’esperto X o il professore Y dichiarano in tv che il virus si sta indebolendo ma altri scienziati, la maggioranza, smentiscono l’affermazione in quanto non provata dalle ricerche. Noi, ascoltatori spaventati, siamo esposti ad entrambe le teorie che introiettiamo e, inconsapevolmente, ci ritroviamo spesso contagiati dal morbo in questione. Facebook, Whatsapp, Twitter diffondono così, grazie anche a noi, il morbo comitiali che assume in tal maniera l’andamento della pandemia.