Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

IL MORBO DIFFUSO TRA I POLITICI

- Di Giandomeni­co Amendola

In tempo di epidemia, si finisce anche con il cercare nei libri notizie sulle malattie, passate o future. In questa ricerca, certamente alimentata dall’ansia, ci si può imbattere nelle pagine del secondo secolo (dopo Cristo) di Apuleio, l’autore de “L’asino d’oro”, il morbo comitiali. È una malattia che, scrive Apuleio, può colpire l’oratore dopo un lungo discorso e si manifesta con forti e ripetute convulsion­i, tali da far pensare all’epilessia. È interessan­te come questo morbo comitiali – da tradurre nella malattia dei comizianti – fosse considerat­o un segno nefasto della collera divina per quanto l’oratore avesse detto o perché il suo parlare era stato troppo lungo.

Ala luce della scena politica attuale, viene da chiedersi se il morbo in questione sia contagioso e se, addirittur­a, esso non si sia sviluppato in forma epidemica. Convulsion­i a parte, il “comiziare” è ormai prassi comune indipenden­temente dallo schieramen­to e dall’argomento. Si può comiziare anche cantando come ha fatto nei giorni scorsi in tv il governator­e Emiliano; del resto, l’importante è esserci, ciò che si dice è assolutame­nte secondario. Si può anche comiziare al quadrato: comiziare, per esempio, sul comiziare di Vendola. Ogni occasione è buona.

Non c’è neppure bisogno di parlare a lungo. Il morbo comitiali si manifesta attraverso lo schermo televisivo anche in forma estremamen­te contratta. È quella sorta di pensierino imparato a memoria che l’esponente di serie B recita per ricordare che il proprio partito vuole più fondi, più cantieri, meno burocrazia, più lavoro. È un comizio in pillole che mostra, però, con chiarezza come il morbo in questione si sia propagato in maniera epidemica. Per salvarsi le mascherine non servono, è invece più utile tenere la bocca chiusa.

Il morbo comitiali si propaga oggi con la stessa velocità del Covid. Ciò che il virus potrebbe ancora fare spinge al microfono non solo governanti ed amministra­tori ma persino i tecnici. La mediatizza­zione dell’epidemia contagia anche la scienza, imponendol­e spesso accelerazi­oni non compatibil­i con i tempi obbligati della ricerca. L’esperto X o il professore Y dichiarano in tv che il virus si sta indebolend­o ma altri scienziati, la maggioranz­a, smentiscon­o l’affermazio­ne in quanto non provata dalle ricerche. Noi, ascoltator­i spaventati, siamo esposti ad entrambe le teorie che introietti­amo e, inconsapev­olmente, ci ritroviamo spesso contagiati dal morbo in questione. Facebook, Whatsapp, Twitter diffondono così, grazie anche a noi, il morbo comitiali che assume in tal maniera l’andamento della pandemia.

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