Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I viaggi in Grecia dietro la chiusura del centro di Nardò
Fecondazione assistita, i sospetti della Regione. Tre pazienti oncologiche rinunciano a conservare gli ovociti
LECCE I motivi che hanno spinto la Regione a disporre la chiusura del centro di Procreazione medicalmente assistita (Pma) di Nardò potrebbero trovarsi nelle relazioni degli ispettori dell’Istituto superiore di Sanità. Ma non è escluso che a Michele Emiliano siano andate di traverso le notizie di donne che hanno deciso di rivolgersi a una clinica greca dopo essere transitate dalla struttura salentina. Viaggi della speranza oltre i confini nazionali dove coronare il sogno della maternità svanito in patria.
Se ne parla tanto negli ambienti della sanità salentina, dove i canali che, alla luce del sole e nel rispetto delle regole, conducono le coppie infertili tanto in Grecia quanto in Spagna, sono argomento di pubblico dominio. Non a caso, come si apprende da fonti mediche, sulla questione ha acceso i riflettori anche il Tribunale dei diritti del malato. E sono le stesse fonti a riferire che le periodiche ispezioni nella Pma neritina da parte dei funzionari romani si sono concluse con una serie di rilievi cui non sarebbero seguiti adeguati aggiustamenti.
Difficile credere che un tale brusio, neppure tanto sottotraccia, non sia giunto all’orecchio di Emiliano. Ma è un fatto che la disattivazione della Pma di Nardò, qualunque motivo l’abbia determinata, sta portando a conseguenze dolorose: tre pazienti oncologiche prese in carico dal centro salentino non hanno potuto ricorrere alla crioconservazione degli ovociti prima di sottoporsi alla chemioterapia che può compromettere seriamente la fecondità. Due delle tre donne, non potendo più rimandare la battaglia contro il cancro, hanno dovuto iniziare le cure oncologiche, l’altra ha chiesto il nullaosta per sottoporsi ai trattamenti contro l’infertilità fuori regione.
Sarebbero almeno un centinaio le coppie prese in carico dalla Pma di Nardò ora rimaste senza un punto di riferimento. È quanto fa sapere l’avvocato Stefano Martina che ha diffidato la Asl di Lecce a garantire la continuità assistenziale alle pazienti che si sono rivolte a lui nella speranza di tirarsi fuori dall’impasse. Prendendone atto, il direttore generale dell’azienda sanitaria, Rodolfo Rollo, ha puntualizzato che è stata la Regione a disporre la chiusura della Pma, oltre al suo trasferimento all’ospedale Vito Fazzi e che l’assistenza verrà comunque garantita. Silenzio, invece, sul mancato avvio della Pma a Lecce, per il quale non sarebbe stato neppure approntato un progetto, secondo quanto denuncia l’avvocato Martina, pronto ad alzare il tiro con un esposto per interruzione di pubblico servizio.