Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Dallo studio al lavoro come si riparte dopo l’emergenza
L’analisi del segretario generale regionale della Cgil «Smart working strategico, colmare i gap digitali»
«Estendere i diritti ai nuovi lavori e modi di lavorare, come lo smart working. Ma anche superare la debolezza del sistema produttivo e infrastrutturale, messa a nudo da due mesi di lockdown. E tornare a investire nel settore pubblico, perché non crea solo lavoro ma garantisce anche diritti costituzionali». È da queste e altre criticità, emerse con più evidenza nel picco della pandemia, che il mercato del lavoro deve ripartire, per il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo.
Come ha risposto alla crisi il sistema produttivo?
«Abbiamo assistito al collasso di più settori, come il turismo. Molti, per consolidarsi, dovranno ripensarsi. Le piccole imprese devono consorziarsi di più per reagire meglio. Finora si è spesso data priorità al profitto più che a benessere e salute delle persone. La produzione delle mascherine, ad esempio, è stata relegata in Cina, non pensando che sarebbero diventate strumenti salvavita. Ogni Paese, invece, deve munirsi di reti strategiche in cui garantire, pur in una visione globale, il proprio equilibrio economico. In quest’ottica bisogna decidere le politiche da adottare, ad esempio, rispetto alla siderurgia e alla metalmeccanica, cui è legata. Sulla sicurezza abbiamo chiesto un intervento urgente. Il Protocollo sulla sicurezza nazionale, anche se scritto in fase emergenziale, sarà applicato sempre nel mondo del lavoro, obbligando i datori di lavoro a garantire la salubrità psico-fisica di chi lavora».
E il sistema sanitario? «Più volte ne abbiamo denunciato le gravi carenze. Devo dire però che ha risposto in modo efficace all’emergenza, anche perché la sua gestione è stata affidata a esperti. Purtroppo, come in altri territori, medici e infermieri hanno dovuto spesso lavorare senza strumenti di prevenzione, rischiando l’incolumità. Ora però bisogna intervenire sul
territorio e eliminare le inefficienze. Le Rsa vanno messe sotto controllo pubblico».
I giganti dell’e-commerce si sono rafforzati ulteriormente con la crisi.
«Servono scelte politiche che li costringano ad applicare contratti veri in tutta la filiera e a pagare le tasse in Italia. Invece, spesso hanno la testa in paradisi fiscali e fanno concorrenza sleale».
Lo smart working?
«Perché sia un’opportunità anche per i lavoratori, va regolamentato. Dev’esserci una concertazione tra le parti, altrimenti è un’imposizione. Si devono garantire diritti e tutele, orari di lavoro, contributi e straordinari, eliminare i divari digitali e fornire gli strumenti necessari. Nel lockdown tutto questo spesso è mancato. E non tutto si può svolgere “a distanza”. Penso alla didattica, dove il lavoro da casa può essere integrativo, non alternativo. La Cgil sta sollecitando un dibattito pubblico su una riforma fiscale più equa e sui diritti anche per i nuovi lavori, da garantire con un nuovo Statuto dei lavoratori».
«Stiamo sollecitando un dibattito pubblico sulle soluzioni anche per le nuove attività»