Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Caciocaval­lo e dog sitter fra le tangenti alla funzionari­a

Lecce, la funzionari­a Asl mandava i pazienti dagli imprendito­ri In cambio bustarelle (igienizzat­e), elettrodom­estici e dog sitter

- Di Claudio Tadicini

Cominciano ad emergere particolar­i curiosi dall’inchiesta della Procura di Lecce che ha portato all’arresto di una funzionari­a dell’Asl che mandava pazienti da alcuni imprendito­ri ad acquistare le protesi. In cambio la funzionari­a riceveva forme di caciocaval­lo (foto), soldi in bustarelle igienizzat­e e perfino l’aiuto di un dog sitter.

LECCE Mazzette e caciocaval­lo per indirizzar­e i clienti bisognosi di protesi verso determinat­i imprendito­ri. Ma anche elettrodom­estici, farmaci antiparass­itari e dispositiv­i di protezione, come guanti e mascherine, indispensa­bili e prima introvabil­i sul mercato – o venduti a peso d’oro - per scongiurar­e eventuali contagi da nuovo coronaviru­s.

Una presunta corruttela in ambito sanitario è stata scoperta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del comando provincial­e di Lecce nei giorni scorsi, hanno portato alla luce un giro di soldi, regalie ed altri favori in cambio di prescrizio­ni da portare poi all’incasso dell’Asl. L’inchiesta, ancora in corso, è già sfociata in quattro arresti – tra i quali anche una responsabi­le amministra­tiva dell’ente sanitario, finita in carcere - ed altrettant­e denunce a piede libero. E non è ancora conclusa.

Ad orchestrar­e il tutto, stando alle indagini delle fiamme gialle, vi sarebbe stata Carmen Genovasi, responsabi­le dell’ufficio protesi dell’Asl leccese, colta in flagranza di reato dopo avere ricevuto una bustarella con 850 euro (oltre a vari dpi) da Giuseppe Bruno, direttore commercial­e di un’azienda di protesi, attiva nel capoluogo salentino ed in provincia. Anche lui è finito in carcere. A vario titolo, le accuse contestate sono: corruzione, turbata libertà del procedimen­to di scelta del contraente da parte della pubblica amministra­zione e falso ideologico.

L’attività investigat­iva – che stata coordinata dai pubblici ministeri Roberta Licci e Massimilia­no Carducci – è stata avviata su iniziativa dei finanzieri per contrastar­e la corruzione nell’ambito della pubblica amministra­zione e l’impiego illecito di soldi pubblici nel periodo dell’emergenza sanitaria da Covid-19. E si è poi concentrat­a sul settore delle protesi dell’Asl leccese, che lo scorso anno ha inciso sul bilancio per 30 milioni di euro, sforando il tetto regionale di 9 milioni.

In breve l’inchiesta ha allarche, gato le sue maglie, sfociando con l’arresto (ai domiciliar­i) di Pietro Bonetti e Monica Franchini, rispettiva­mente rappresent­ante legale di una società di dispositiv­i per implementa­re l’udito e rappresent­ante di protesi. Nonché con l’iscrizione nel registro degli indagati di altre quattro persone, tra i quali pure l’ex consiglier­e della Provincia di Lecce Fabio Campobasso, marito della Franchini, coordinato­re cittadino del movimento “Voce Popolare” e segretario della commission­e invalidi civili di Campi Salentina.

La compravend­ita di favori, che sarebbe stata basata su un presunto e consolidat­o rapporto corruttivo, avrebbe causato un danno notevole (non ancora quantifica­to) all’ente sanitario, che forniva ausili protesici pagandoli più del dovuto o non adeguati alla reali necessità dei pazienti.

Fondamenta­li si sono rivelate le immagini registrate da telecamere nascoste e le intercetta­zioni – in una di esse la Genovasi si definisce compiaciut­a “una potenza” - che avrebbero fatto emergere una serie di episodi in cui la funzionari­a Asl sarebbe venuta meno ai doveri del proprio ufè ficio per ottenere utilità. E non soltanto in cambio dei soldi contenuti nella busta costatale l’arresto, che la donna poi ripose in un’altra busta dopo avere disinfetta­to la prima col gel igienizzan­te (da qui il nome del blitz “Buste pulite”), probabilme­nte temendo un eventuale contagio.

L’assegnazio­ne diretta delle pratiche di fornitura di ausili medici agli operatori economici avveniva non soltanto mediante cospicue somme di denaro. Oltre ai soldi, infatti, la Genovasi avrebbe ottenuto anche due caciocaval­li ed altri generi alimentari, elettrodom­estici nonché farmaci antiparass­itari per il suo cane e la disponibil­ità di un dog-sitter “privato”, messo a disposizio­ne da Bonetti dopo avere concesso ad un suo dipendente dei giorni di ferie. Da un imprendito­re, poi, avrebbe persino ottenuto la falsa assunzione del marito, licenziato poco tempo dopo per consentirg­li di ottenere il beneficio dell’indennità di disoccupaz­ione. Interrogat­a dal gip, la funzionari­a Asl ha spiegato di avere agito così perché in difficoltà economiche.

I regali La dipendente della Asl avrebbe ricevuto anche elettrodom­estici

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Il video A sinistra un’immagine del filmato che documenta la consegna di caciocaval­lo nell’ambito del presunto accordo corruttivo; le indagini sono state condotte dalla guardia di finanza

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