Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Caciocavallo e dog sitter fra le tangenti alla funzionaria
Lecce, la funzionaria Asl mandava i pazienti dagli imprenditori In cambio bustarelle (igienizzate), elettrodomestici e dog sitter
Cominciano ad emergere particolari curiosi dall’inchiesta della Procura di Lecce che ha portato all’arresto di una funzionaria dell’Asl che mandava pazienti da alcuni imprenditori ad acquistare le protesi. In cambio la funzionaria riceveva forme di caciocavallo (foto), soldi in bustarelle igienizzate e perfino l’aiuto di un dog sitter.
LECCE Mazzette e caciocavallo per indirizzare i clienti bisognosi di protesi verso determinati imprenditori. Ma anche elettrodomestici, farmaci antiparassitari e dispositivi di protezione, come guanti e mascherine, indispensabili e prima introvabili sul mercato – o venduti a peso d’oro - per scongiurare eventuali contagi da nuovo coronavirus.
Una presunta corruttela in ambito sanitario è stata scoperta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria del comando provinciale di Lecce nei giorni scorsi, hanno portato alla luce un giro di soldi, regalie ed altri favori in cambio di prescrizioni da portare poi all’incasso dell’Asl. L’inchiesta, ancora in corso, è già sfociata in quattro arresti – tra i quali anche una responsabile amministrativa dell’ente sanitario, finita in carcere - ed altrettante denunce a piede libero. E non è ancora conclusa.
Ad orchestrare il tutto, stando alle indagini delle fiamme gialle, vi sarebbe stata Carmen Genovasi, responsabile dell’ufficio protesi dell’Asl leccese, colta in flagranza di reato dopo avere ricevuto una bustarella con 850 euro (oltre a vari dpi) da Giuseppe Bruno, direttore commerciale di un’azienda di protesi, attiva nel capoluogo salentino ed in provincia. Anche lui è finito in carcere. A vario titolo, le accuse contestate sono: corruzione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente da parte della pubblica amministrazione e falso ideologico.
L’attività investigativa – che stata coordinata dai pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci – è stata avviata su iniziativa dei finanzieri per contrastare la corruzione nell’ambito della pubblica amministrazione e l’impiego illecito di soldi pubblici nel periodo dell’emergenza sanitaria da Covid-19. E si è poi concentrata sul settore delle protesi dell’Asl leccese, che lo scorso anno ha inciso sul bilancio per 30 milioni di euro, sforando il tetto regionale di 9 milioni.
In breve l’inchiesta ha allarche, gato le sue maglie, sfociando con l’arresto (ai domiciliari) di Pietro Bonetti e Monica Franchini, rispettivamente rappresentante legale di una società di dispositivi per implementare l’udito e rappresentante di protesi. Nonché con l’iscrizione nel registro degli indagati di altre quattro persone, tra i quali pure l’ex consigliere della Provincia di Lecce Fabio Campobasso, marito della Franchini, coordinatore cittadino del movimento “Voce Popolare” e segretario della commissione invalidi civili di Campi Salentina.
La compravendita di favori, che sarebbe stata basata su un presunto e consolidato rapporto corruttivo, avrebbe causato un danno notevole (non ancora quantificato) all’ente sanitario, che forniva ausili protesici pagandoli più del dovuto o non adeguati alla reali necessità dei pazienti.
Fondamentali si sono rivelate le immagini registrate da telecamere nascoste e le intercettazioni – in una di esse la Genovasi si definisce compiaciuta “una potenza” - che avrebbero fatto emergere una serie di episodi in cui la funzionaria Asl sarebbe venuta meno ai doveri del proprio ufè ficio per ottenere utilità. E non soltanto in cambio dei soldi contenuti nella busta costatale l’arresto, che la donna poi ripose in un’altra busta dopo avere disinfettato la prima col gel igienizzante (da qui il nome del blitz “Buste pulite”), probabilmente temendo un eventuale contagio.
L’assegnazione diretta delle pratiche di fornitura di ausili medici agli operatori economici avveniva non soltanto mediante cospicue somme di denaro. Oltre ai soldi, infatti, la Genovasi avrebbe ottenuto anche due caciocavalli ed altri generi alimentari, elettrodomestici nonché farmaci antiparassitari per il suo cane e la disponibilità di un dog-sitter “privato”, messo a disposizione da Bonetti dopo avere concesso ad un suo dipendente dei giorni di ferie. Da un imprenditore, poi, avrebbe persino ottenuto la falsa assunzione del marito, licenziato poco tempo dopo per consentirgli di ottenere il beneficio dell’indennità di disoccupazione. Interrogata dal gip, la funzionaria Asl ha spiegato di avere agito così perché in difficoltà economiche.
I regali La dipendente della Asl avrebbe ricevuto anche elettrodomestici