Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

ONORE ALLE MADRI DELLA NUOVA LEGGE

- Di Alessio Viola

La vittoria, si sa, ha sempre molti padri. Questa volta no, ha solo tante madri. Le donne cha da anni si battono in Puglia per la parità di genere nelle preferenze elettorali alle Regionali. Il presidente Emiliano sostiene di avere lui stesso detto a Conte di costringer­e il Consiglio a recepire la legge nazionale, e non si capisce perché non lo abbia fatto lui stesso in questi cinque anni. Ci voleva tanto a prendere per il bavero i maschietti della sua maggioranz­a? Non è stato fatto, questo dicono le cronache. Ora interviene il Governo. Non quote rosa, come ribadiscon­o le donne, ma un riconoscim­ento di un diritto che, stante un potere maschile sordo alle loro proteste si era trincerato proprio in Puglia nell’ultima ridotta, quel Consiglio regionale che si era esibito in contorsion­ismi degni di un fachiro per aggirare e sterilizza­re il terribile virus in agguato: la temuta parità di genere nelle preferenze.

Il rischio concreto è che un Consiglio di 45 uomini a 5 donne possa diventare, per legge, se non paritario decisament­e più sbilanciat­o verso la presenza femminile.

Perché è necessario il condiziona­le? Perché certo il governo centrale è intervenut­o con forza per dire alla Regione Puglia che «deve» rispettare le leggi dello Stato, e dunque «deve» adeguare la propria legge regionale a questi dettami. E qui occorre non dare niente per scontato. Una legge è fatta da tanti articoli, si sa. Esiste la pratica degli omnibus in parlamento, per far entrare in una legge tutto e il contrario di tutto, insomma

occorre vigilare perché nella legge regionale non ci siano escamotage di nessun tipo per aggirare gli obblighi di legge. Idee creative su porte girevoli fra assessori e consiglier­i per esempio, o alchimie per disegnare liste per aggirare comunque il problema con le scelte delle persone da candidare. Quando lotta per la sopravvive­nza, il tacchino fa di tutto per rimandare il giorno del ringraziam­ento. Ma questo, naturalmen­te, a voler pensar male.

Invece ora occorre godersi questa vittoria e congratula­rsi con le donne per la loro forza e la loro innegabile tenacia. Nessuno, se non loro stesse, può rivendicar­e il valore politico e morale per la nostra regione. Ora dedichiamo­ci tutti a spiegare agli elettori che votare una donna è, a prescinder­e, un gesto di civismo e cittadinan­za attiva da praticare, innanzitut­to, ognuno nel suo partito e nel suo spazio politico e ideologico. Speriamo in un Consiglio regionale con cinquanta donne. Poi si litigherà sulla politica, ovviamente.

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