Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Se l’opposizione in Puglia si fa con i soliti noti
Il potere senza fantasia. Quello che vorrebbero conquistare gli schieramenti di centrodestra e pentastellato alle prossime Regionali. Lo fanno però, propinando minestre riscaldate. Le stesse che nemmeno quando sono state servite la prima volta, hanno incontrato il gusto dei pugliesi. Raffaele Fitto fu battuto sul filo di lana dal comunista Nichi Vendola, Antonella Laricchia non riuscì nemmeno a scalfire la forza d’urto di Michele Emiliano. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: da 15 anni a questa parte, il centrosinistra governa la Puglia.
Ma dopo quindici anni, né i conservatori né i grillini danno l’impressione di avere imparato la lezione. Per guadagnare consensi propongono ai cittadini quegli stessi nomi che i consensi li avevano perduti. O sono masochisti o incapaci. È mai possibile che nessuna delle squadre in campo si sia messa nelle condizioni di materializzare teste di serie nuove di zecca, in grado di competere con i progressisti? Questo ragionamento, ovviamente, va al di là degli identikit che si vorrebbero sottoporre alla prova delle urne. Fitto e Laricchia non hanno colpe. I colpevoli sono i ct delle rispettive compagini, che continuano ad affidarsi ai soliti noti. Decidono di non decidere e puntano sullo stellone. Gente trattata come se si avesse a che fare con un gregge di pecore, disposte ad accettare qualsiasi cosa pur di seguire le indicazioni dei pastori del furore un tanto a tweet. Tuttavia le esperienze del passato avrebbero dovuto insegnare che da queste parti, dove pure prevale la tendenza ad essere moderati e non rivoluzionari, non hanno esitato a rovesciare il tavolo nel momento in cui le nomination erano risultate indigeste perché o troppo sovraniste o di marca qualunquista. Ma che cosa fanno gli stessi pastori del furore? Si limitano a dire: «Ci riproviamo». Con le stesse facce, gli identici atteggiamenti più o meno spocchiosi. Tanto rumore per nulla. Sarà come ascoltare il silenzio.