Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
IL VIRUS CHE RESISTE NELLE UNIVERSITÀ
Le università sono tra le prime istituzioni ad essere colpite dalle conseguenze dall’epidemia. Quando nel 1665 la peste si abbatté su Londra, facendo circa 100 mila vittime, il re Carlo II varò una sorta di lockdown ante litteram chiudendo pub, locande, teatri e università. Oxford e Cambridge chiusero e anche Newton fu costretto a continuare a casa le proprie ricerche. Le cronache raccontano però come le università furono le prime a riaprire mentre pub e teatri erano ancora chiusi. Priorità che nel Seicento erano scontate e che oggi sembrano opinabili. Strano Paese è, infatti, il nostro dove centinaia di ragazzi possono accalcarsi in discoteca senza protezione alcuna, mentre le biblioteche universitarie sono chiuse e consentono l’acceso solo a chi lavora ad una tesi di laurea o di dottorato.
Come se gli altri studenti non avessero bisogno dei libri per integrare quel poco che sono riusciti ad apprendere dalle lezioni a distanza. Probabilmente la colpa non è dei rettori ma dei dipendenti dell’università e dei loro sindacati che, in nome della sicurezza, rifiutano di consegnare i libri agli studenti che, pure, sono pronti a sedersi ben distanziati. Sembra quindi che il pericolo sia ancora una volta nei libri. Le biblioteche della maggior parte delle università italiane non sono, a differenza di quelle statunitensi, con l’accesso diretto agli scaffali. I libri, uno alla volta, li cercano e li consegnano gli impiegati. Probabilmente è per mancanza di fiducia nei confronti degli studenti.
Sembra che anche stavolta lo smart working c’entri. Smart è un termine che in inglese ha diversi significati: può significare elegante o, come è in uso oggi, intelligente. Significa anche furbo. Il che darebbe un diverso significato all’osannato smart working. La pubblica amministrazione, dove spesso il lavoro è un optional, è ormai affidata allo smart working o meglio all’intelligente – o furba – scelta di portarsi il lavoro a casa. Certo, così si può badare ai bambini, provocatorio sarebbe chiedersi chi bada ai cittadini.
Oggi, anche la giustizia è paralizzata. Sono passati otto secoli dalla Magna Charta in cui era sancito che a nessuno «differiremo o rifiuteremo il diritto o la giustizia» eppure la giustizia a Bari è ormai sistematicamente differita. Ci sono colpe macroscopiche del ministero per quanto riguarda le sedi, ma non possono essere trascurati fattori come, anche qui, lo smart working del personale. Come è possibile lavorare a casa se i registri di cancelleria non si possono spostare?