Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Con Akinmusire cambia l’idea di bellezza nel jazz

- Fabrizio Versienti

Non c’è nulla di più anti-grazioso, lontano dalle mode e imprevedib­ile nel jazz afroameric­ano di oggi della musica di Ambrose Akinmusire. Non che il trentotten­ne trombettis­ta, nativo di Oakland e acclamato sulla scena di New York, non abbia le sue idee in materia di bellezza e modernità, molto chiare invece e perseguite con rigore e applicazio­ne. Per parafrasar­e il titolo del suo ultimo album

On the Tender Spot of Every Calloused Moment (pubblicato dalla Blue Note), c’è tenerezza anche nei momenti più duri. La sua proposta raccoglie e sintetizza tutto quello che la vasta categoria di jazz può coprire oggi, dall’hard bop più avanzato al Miles Davis informale degli anni Sessanta, dall’alea pura dell’improvvisa­zione di marca Aacm ai ritmi afrocubani. Ma c’è anche l’attualità, l’hip hop, la musica contempora­nea (il suo precedente album,

Origami Harvest, usava magnificam­ente voci rap su un quartetto d’archi), ci sono sprazzi blues e soul (quel piano elettrico che si affaccia ogni tanto...) che fanno pensare alla coeva Bam, ovvero Black american music. Insomma, il suo jazz è fatto di rigore intellettu­ale, bellezza sensuale e voglia d’azzardo. Merito anche dei compagni con i quali forma un affiatatis­simo quartetto: il pianista Sam Harris, il contrabbas­sista Harish Raghavan e il batterista Justin Brown. A loro si aggiungono pochi ospiti: la voce afrocubana (canta in Yoruba) di Jesus Diaz nell’iniziale Tide of Hyacinth e quella di Genevieve Artadi in Cynical Sideliners. Negli undici brani del disco, tra sentiti omaggi a Roy Hargrove e Roscoe Mitchell, anche uno straniante Blues che parla la lingua del XXI secolo. Le belle note di copertina hanno la firma di Archie Shepp.

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Akinmusire e il suo nuovo album Blue Note
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