Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Parte stasera il Valle d’Itria via con il Borghese gentiluomo
L’orchestra sarà composta da trenta elementi a causa delle misure anti-Covid
Con il Covid di mezzo la lirica è un’avventura. Al netto della sicurezza in platea, ci sono distanze da rispettare in buca e sul palco. Un’ottima occasione per sperimentare. Non che a Martina Franca occorresse una pandemia: da quasi mezzo secolo il Valle d’Itria è un festival laboratorio. Cancellato il vecchio programma, Alberto Triola e Fabio Luisi, direttore artistico e musicale, hanno aguzzato l’ingegno. E hanno tirato fuori dal cilindro due operazioni figlie di una stessa idea, intorno alla quale puntellare la 46esima edizione che, stasera (ore 21), s’inaugura nell’atrio di Palazzo Ducale con quell’ibrido tra prosa e musica che è «Il borghese gentiluomo» di Molière ripensato dal librettista Hugo von Hofmannsthal per Richard Strauss come prologo dell’opera lirica «Arianna a Nasso».
Nel 1912 l’ambizione dei due artisti tedeschi era di fondere in un unico lavoro commedia europea e tragedia greca facendo in modo che, nel gioco del «teatro nel teatro», «Arianna a Nasso» sostituisse il finale del «Borghese gentiluomo», in cui il ricco mercante Jourdain, aspirante aristocratico, viene gabbato dal futuro genero, che per essere accettato si finge figlio di un ambasciatore turco. Ma il «grazioso ermafrodita», come Strauss definì la singolare combinazione di generi, non convinse gli stessi autori, i quali separarono (rimaneggiandoli) i due titoli che, a differenza di quanto accaduto al Teatro Piccinni di Bari nel 2004, Martina Franca presenta distintamente a partire dal «Borghese gentiluomo» nella versione del 1917, e in un’edizione in italiano a cura di Quirino Principe. «Limitato nella messa in scena, ho pensato a un gioco teatrale di ipotesi, anche per riflettere sull’artista in tempo di Covid», spiega il regista-attore Davide Gasparro, che solo stasera lascerà il posto all’istrionico Stefano Massini, i cui interventi fungeranno da lente di ingrandimento sul valore del denaro nella società contemporanea, nella quale «Zio Paperone diventa presidente degli Stati Uniti», dice il popolare scrittore e monologhista televisivo.
L’impostazione del «Borghese gentiluomo», che verrà replicato il 22 e 25 luglio e l’1 agosto, prevede, infatti, monologhi accanto alle parti cantate da Vittorio Prato, Ana Victoria Pitts e Barbara Massaro, ai movimenti di danza di Matilde Gherardi e Fabrizio Di Franco e alle musiche strumentali. Niente organici «monstre», tipici delle partiture di Strauss, ma solo trenta elementi, per un facile distanziamento tra i musicisti dell’Orchestra del Petruzzelli diretta da Michele Spotti, l’anno scorso al Festival per «Il matrimonio segreto» di Cimarosa. «Questa di Strauss è musica descrittiva che ci consegna ancora una volta un compositore nel Novecento, ma fuori dal tempo», racconta Spotti. La partitura è infarcita di autocitazioni e rimandi, dai valzer del «Rosenkavalier» dello stesso Strauss a «L’Oro del Reno» di Wagner, dal «Rigoletto» di Verdi al «Flauto magico» di Mozart sino a Lully. Strauss amava la musica del passato: lo ha dimostrato Martina Franca, riproponendo in precedenti edizioni i suoi rifacimenti dell’«Idomeneo» di Mozart e dell’«Ifigenia in Tauride» di Gluck. E ora si aggiunge quest’altro tassello.