Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LEGAME DIFFICILE TRA PD E 5 STELLE
La Puglia rischia di divenire il laboratorio di come potrebbero evolvere i rapporti tra Pd e M5S. Costretti a livello nazionale a stare insieme, «impauriti» dalla richiesta di «pieni poteri» di Salvini, pd e grillini convivono a Roma alla stregua di una vecchia coppia che non si sopporta più ma che è costretta a convivere per non lasciare l’eredità ad altri: si odiano, si detestano, ma per sopravvivere nascondono la testa sotto la sabbia. In Puglia solo apparentemente va diversamente, perché il matrimonio politico non è stato ancora consumato. Il Pd continua a corteggiare il Movimento, nella speranza che la candidata 5 Stelle, Antonella Laricchia, faccia un passo indietro. Succede sotto la spinta del premier Conte, che è consapevole che una debacle elettorale alle Regionali, compresa la Puglia che è la sua terra, potrebbe rappresentare il capolinea del suo governo. E dello stesso Grillo che forse è stanco dei giochi dei suoi «ragazzi».
Emiliano corteggia la Laricchia da anni, le aveva offerto in dote un assessorato all’inizio di legislatura. Ma non vuole prendere atto, dopo cinque anni di inviti andati a male, che lei non apprezza il corteggiamento: non solo non accetta le avance, ma coltiva, legittimamente, la speranza di farcela da sola. A Roma, Conte e Grillo vorrebbero combinare il matrimonio, come si faceva nell’Italia di inizio Novecento, ma non si accorgono che i «promessi sposi» si detestano e parlano lingue diverse.
Emiliano si ritiene il Dominus e non intende porre in discussione il suo scettro. È stato bravo a blindarsi con le primarie e ora nessuno potrebbe chiedergli di rinunciare. Nemmeno per una poltrona ministeriale.
La Laricchia gioca un’altra partita. Le logiche romane sulla tenuta del governo le interessano ben poco. Lei appartiene all’ala movimentista della Lezzi e di Di Battista che sogna il Movimento delle origini (il primo amore non si scorda mai). E, quindi, mette in preventivo, per raggiungere questo scopo, anche la possibile conquista della Puglia da parte del centrodestra. Le manovre romane rischiano di portare l’«alleanza innaturale», come la definisce il renziano Scalfarotto, in una strada senza uscita. Perché creare in laboratorio un’alleanza che non si manifesta sul territorio, può comportare un doppio rischio: caricare di significato politico nazionale una competizione che è regionale (errore pagato da Salvini in Emilia-Romagna) e determinare un disimpegno da parte di settori dell’elettorato chiamato a ratificare un «matrimonio riparatore». Quindi, è bene che M5S e Pd proseguano la loro strada. Poi, se son rose, fioriranno.