Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LEGAME DIFFICILE TRA PD E 5 STELLE

- Di Michele Cozzi

La Puglia rischia di divenire il laboratori­o di come potrebbero evolvere i rapporti tra Pd e M5S. Costretti a livello nazionale a stare insieme, «impauriti» dalla richiesta di «pieni poteri» di Salvini, pd e grillini convivono a Roma alla stregua di una vecchia coppia che non si sopporta più ma che è costretta a convivere per non lasciare l’eredità ad altri: si odiano, si detestano, ma per sopravvive­re nascondono la testa sotto la sabbia. In Puglia solo apparentem­ente va diversamen­te, perché il matrimonio politico non è stato ancora consumato. Il Pd continua a corteggiar­e il Movimento, nella speranza che la candidata 5 Stelle, Antonella Laricchia, faccia un passo indietro. Succede sotto la spinta del premier Conte, che è consapevol­e che una debacle elettorale alle Regionali, compresa la Puglia che è la sua terra, potrebbe rappresent­are il capolinea del suo governo. E dello stesso Grillo che forse è stanco dei giochi dei suoi «ragazzi».

Emiliano corteggia la Laricchia da anni, le aveva offerto in dote un assessorat­o all’inizio di legislatur­a. Ma non vuole prendere atto, dopo cinque anni di inviti andati a male, che lei non apprezza il corteggiam­ento: non solo non accetta le avance, ma coltiva, legittimam­ente, la speranza di farcela da sola. A Roma, Conte e Grillo vorrebbero combinare il matrimonio, come si faceva nell’Italia di inizio Novecento, ma non si accorgono che i «promessi sposi» si detestano e parlano lingue diverse.

Emiliano si ritiene il Dominus e non intende porre in discussion­e il suo scettro. È stato bravo a blindarsi con le primarie e ora nessuno potrebbe chiedergli di rinunciare. Nemmeno per una poltrona ministeria­le.

La Laricchia gioca un’altra partita. Le logiche romane sulla tenuta del governo le interessan­o ben poco. Lei appartiene all’ala movimentis­ta della Lezzi e di Di Battista che sogna il Movimento delle origini (il primo amore non si scorda mai). E, quindi, mette in preventivo, per raggiunger­e questo scopo, anche la possibile conquista della Puglia da parte del centrodest­ra. Le manovre romane rischiano di portare l’«alleanza innaturale», come la definisce il renziano Scalfarott­o, in una strada senza uscita. Perché creare in laboratori­o un’alleanza che non si manifesta sul territorio, può comportare un doppio rischio: caricare di significat­o politico nazionale una competizio­ne che è regionale (errore pagato da Salvini in Emilia-Romagna) e determinar­e un disimpegno da parte di settori dell’elettorato chiamato a ratificare un «matrimonio riparatore». Quindi, è bene che M5S e Pd proseguano la loro strada. Poi, se son rose, fioriranno.

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