Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

PIAZZE BOLLENTI E MONDI DI SOTTO

- Di Michele Cozzi

In Puglia si moltiplica­no le manifestaz­ioni contro le ultime misure anti-Covid del governo che serrano una lunga serie di attività, economiche e culturali. E le proteste riportano alla riscoperta della piazza, come luogo simbolico di autorappre­sentazione e manifestaz­ione di un altro dover essere. L’agorà ha un andamento ciclico nella storia politica del Paese. Lontani i tempi della piazza di sinistra, quando quel mondo riusciva ad essere contempora­neamente di lotta e di governo. Il costante allontanam­ento della sinistra da quella ritualità ha lasciato libero il campo a populisti e sovranisti. Ma se i populisti vanno al governo, e si “romanizzan­o” e se i sovranisti capiscono che non si può soffiare molto sul fuoco della rabbia dei più poveri perché così, forse, si possono vincere le elezioni, ma non si governa, la piazza rimane campo di battaglia di due filoni fondamenta­li: la protesta di segmenti sociali colpiti dalla crisi e dalla pandemia e la ribellione del pulviscolo degli antagonism­i, di destra e di sinistra.

Il popolo che va in piazza in queste ore, «piazza tragica» secondo il sociologo Revelli, appartiene essenzialm­ente al primo campo. Piccoli imprendito­ri, commercian­ti, persino i fantasmi dell’economia sommersa, scendono in piazza perché temono che le decisioni draconiane del potere centrale siano prive di una visione, di una strategia di medio e lungo periodo. La stessa politica dei cosiddetti ristori, cioè i risarcimen­ti per coloro che devono chiudere bottega alle 6 del pomeriggio, non coglie un dato simbolico fondamenta­le. Commercian­ti, imprendito­ri ed affini, non si nutrono, culturalme­nte, di sussidi, ma chiedono di potere fare ciò che sanno fare meglio: lavorare, in un quadro certo di regole e persino di divieti.

Il presidente Emiliano ha stravinto le elezioni anche perché ha gestito la prima stagione del lockdown con moderazion­e, nonostante alcune sgrammatic­ature estive (i richiami ai turisti di ogni parte del mondo a venire in Puglia, regione quasi illibata). Ma ora siamo al secondo tempo: i contagi aumentano, la struttura sanitaria è in affanno, scatta il blocco dei ricoveri ordinari, mancano i medici, ma non si fa nulla per immettere nelle corsie sanitarie migliaia di laureati. E poi gli effetti dei divieti governativ­i. Qualcosa si sta cercando di fare, ma non basta. Per questo la piazza, pacifica almeno finora, ribolle. Ma se non si fa presto, la storia è maestra: il rischio che si saldi il «mondo di sotto» (Christophe Guilluy) e il ribellismo degli antagonist­i e spunti il masaniello ad infuocare la rabbia è tutt’altro che teorico. E che abbia un gilet vagamente colorato, dal rosso al nero, è solo una differenzi­azione cromatica.

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