Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Festival di Lecce, bene lo streaming Premi e saluti
Conclusione ieri sera con l’Ulivo d’oro per «Douze mille» di Nadège Trébal e il premio Verdone per il miglior esordiente a «Bangla» di Phaim Bhuiyan
La prima volta solo online. Prova superata per il Festival del Cinema Europeo, uno dei primi eventi cinematografici costretti a trasferirsi in rete dai nuovi provvedimenti governativi anti-contagio. Più di 15 mila le visualizzazioni registrate, dai canali social al sito, con utenti che si sono collegati da 37 nazioni. «Sono davvero soddisfatto di questa edizione – ha sottolineato il direttore Alberto La Monica - era un’incognita, mi ha piacevolmente sorpreso come il nostro abituale pubblico ci abbia seguito e come a questo si sia aggiunto un “nuovo” pubblico che può solo far bene al nostro evento». Del resto il programma del Fce, mantenendo un saldo legame con il cinema nazionale (l’incontro «Il Maestro Aldo Fabrizi» ha avuto circa 8 mila visualizzazioni), si confronta con il panorama europeo, di cui ha ospitato due rappresentanti di primissimo piano come Olivier Assayas e Dario Argento. Però a ottenere il maggior successo è stato l’incontro con il giamaicano Richie Stevens & The Ska Nation Band per il film Rock the World di Federico Giannace.
Una pioggia di premi nell’ultima giornata del festival leccese, a cominciare dal concorso per l’Ulivo d’Oro, vinto dalla storia d’amore in un ambiente ostile raccontata dal film francese Twelve Thousand di e con Nadège Trébal. Tra i 12 lungometraggi europei presentati, la giuria presieduta da Katriel Schory ha poi premiato la sceneggiatura del norvegese Disco di Jorunn Myklebust Syversen e la splendida fotografia in bianco e nero di Scandinavian Silence del regista estone Martti Held. Altri riconoscimenti sono andati a Sister di Svetla Tsotsorkova e al tedesco Lara di Jan-Ole Gerster (premio speciale della giuria ex-aequo) e al film turco La belle indifférence di Kivanc Sezer (giuria Fipresci); miglior attore per il sindacato Sngci, Corinna Harfouch, protagonista di Lara nel ruolo di «una donna che riversa sul figlio le sue (frustrate) ambizioni personali».
Leggerezza, originalità, sincerità spudorata: i tratti della commedia di seconda generazione Bangla di Phaim Bhuiyan che hanno convinto i fratelli Verdone ad assegnare il premio dedicato al padre Mario per gli esordienti alla regia al giovane autore di origini bangladesi, preferito a Roberto De Feo e Marco D’Amore. «È il momento di star vicino ai giovani - ha detto Carlo Verdone prenderanno loro lo scettro del nostro mondo, il momento di scollamento e paura non aiuta la creatività, facciamo il tifo per loro. Sperando che gli esercenti reggano ancora un po’, l’anno prossimo dovremmo esserne fuori, se chiudono altre sale sarà un autentico disastro. Abbiamo discusso molto con Silvia e Luca – spiega – ma alla fine c’è stata una convergenza su Bangla».
Mi sento un privilegiato per aver potuto esordire così giovane – ha detto un emozionato Bhuiyan, già premiato ai Nastri d’Argento e ai David di Donatello – è un grande onore ricevere il Premio Mario Verdone, voglio dedicarlo alle seconde generazioni, spero che altri giovani abbiano l’opportunità che ho avuto io». È già al lavoro su altri due progetti, ancora top secret. Così il barese De Feo, reduce dal successo di The Nest: «Sto montando la mia opera seconda, un originale Netflix che dovrebbe uscire entro giugno, intitolato A classic horror story».
Attivissimo Verdone, con un film, Si vive una volta sola, in stand-by da mesi («deve uscire in sala, è concepito per quello») e tanti progetti in cantiere: «Durante il lockdown - spiega - mi sono reso utile nonostante il blocco. Coi miei sceneggiatori abbiamo già scritto il soggetto del prossimo film». Poi la serie Vita da Carlo per Amazon, autobiografia romanzata in dieci puntate, «a fine marzo pronti a girare», e un libro autobiografico per Bompiani che uscirà a febbraio, nato dalla rottura di uno scatolone pieno di oggetti del passato.