Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La magia di Costello nelle canzoni della maturità
Ogni album di Elvis Costello è un avvenimento, tanto più da quando si sono fatti rari. Fino a una decina di anni fa, l’appuntamento annuale con il nuovo disco era garantito, poi la sua produzione si è rarefatta facendosi, se possibile, ancora più preziosa. Sarà un fatto d’età: gli anni sono 66, ormai, non male per il giovanotto finto-punk di My Aim Is True (1977). C’è l’effetto sazietà di una carriera nella quale Costello si è concesso di tutto, dal rock più sanguigno alle escursioni verso il country o il jazz, il disco con Burt Bacharach e quello con la soprano Anne Sofie von Otter. C’è la famiglia (la moglie Diana Krall e i figli). E c’è stato anche un tumore, due anni fa, dal quale il nostro è venuto fuori. Per tutti questi motivi, i suoi album più recenti, come Wise Up Ghost (2013), Look Now (2018) e l’appena uscito Hey Clockface (2020, etichetta Concord) sono distillati di una sensibilità che il tempo ha affinato. Costello è un autore musicalmente onnivoro ma anche un efficace story-teller, al punto che i suoi dischi sono delle grandi raccolte di canzoni e insieme di short stories, di testi che brillano nella loro brevità anche letti sulla pagina. Ora il suo sentimento è quello dell’età matura: un concentrato di smarrimento, pìetas e amore per le piccole cose, gli oggetti, gli interni e la cornice dei fatti più che la narrazione in sé. Gli episodi di Hey Clockface sono 14 nuove canzoni, registrate in tre diverse situazioni: in totale solitudine a Helsinki (i brani più ruvidi e graffianti), nella rumorosa e notturna New York con amici di vecchia data, tra cui Bill Frisell, e a Parigi con il compare Steve Nieve e un gruppo di avventurieri locali che si muove tra tango, chanson, jazz e quant’altro. In tutti e tre i casi, una delizia.