Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Per niente Candida
Cara Candida, la mia fidanzata non è mai contenta dei miei regali. Sono sempre troppo pochi o «non pensati» e mai adeguati. Comprare i regali mi ammorba moltissimo. Trovo sia una perdita di tempo e uno spreco di soldi, una formalità non così importante. Faccio il mio dovere, al compleanno e a Natale. Cerco di interpretare le sue criptiche indicazioni, spendo anche molto. Però che ci posso fare se lei mi fa capire che vuole una borsa di una certa marca e poi non le sta bene il modello? Lei dice che non l’ascolto bene. Le ho detto: andiamo a comprarli insieme. Ma si rifiuta categoricamente. Per lei è una sorta di prova di amore che io sia capace di comprare il regalo che vuole. Solo che lei ha un regalo precisissimo nella sua mente e io posso solo sbagliarlo. Insomma, non sarebbe neanche tanto un tema di possibilità economiche. Può anche essere che lei sogni di essere fidanzata con Briatore, o con Vacchi, non so. Magari segue troppe stories su Instagram. Io sarei disposto ad accontentarla due volte all’anno e il resto se mi accompagna a comprare, purché sia contenta e non ne nascano sempre recriminazioni, musi lunghi, accuse di essere disattento. Un mio amico dice che è avida, ma non credo. Lei regali me ne fa, anche senza motivo. Io mi dimentico l’onomastico, l’anniversario, non ritengo necessario un regalo se abbiamo una discussione. Insomma, le pare che uno possa campare nella paura di dimenticarsi o sbagliare un regalo?
Filippo
Caro Filippo, è un vecchio vizio, specie femminile, quello di considerare i regali la misura dell’amore. Retaggio di tempi andati, in cui spesso i regali servivano a farsi perdonare qualcosa. Erano i tempi in cui lei rimbrottava «non pensare di cavartela con un regalo» e però stava invece segnalando che, almeno per quella volta, se l’era cavata per il rotto della cuffia. Accadeva fino a metà dell’altro secolo. Oggi, contano di più il rispetto, la reciprocità, la parità e dovremmo aver ritrovato il piacere puro del donare. Certo, il regalo è perfetto quando è gradito. E, per esserlo, richiede non un’analisi di mercato, ma un’affinità elettiva. L’affinità è quella che difetta a lei e alla sua amata. E la sensazione, leggendo la sua lettera, è che siete su due lunghezze d’onda diverse rispetto a cos’è l’amore, cos’è un rapporto, qual è l’equilibrio fra i due. Quando la sua fidanzata non apprezza un regalo, le sta dicendo, in realtà, che si aspetta da lei una cura, una protezione e attenzioni di altro tipo. L’oggetto del contendere non sono i regali, ma la visione del rapporto. La signorina in questione desidera rituali d’altri tempi e li desidera perché li considera una sacrosanta convenzione, quindi un diritto, quindi li pretende. Davanti alla pretesa, lei si paralizza e va in difensiva. Non ha tutti i torti. Se la sua fidanzata fosse in grado di apprezzare le buone intenzioni anziché il risultato e reagisse con gioia, lei sarebbe più invogliato a far meglio la volta successiva. La verità è che l’amore è sapersi guardare occhi negli occhi per darsi la luna senza tirare fuori un euro. Quando c’è quell’intesa, i regali si possono fare, non fare, con o senza motivo e la voglia di farli è spontanea. E gli unici limiti sono di tempo e denaro.
Per gli uomini le spiegazioni sono offensive, oltre che superflue Cara Candida, io e il mio compagno, da quando siamo andati a vivere insieme, in seguito al primo lockdown, abbiamo problemi di comunicazione. Lui non capisce mai quello che dico. Parlo di cose pratiche: fare la differenziazione della spazzatura, togliere una cosa dal forno e metterla in frigo, far venire l’idraulico alla mattina o nel pomeriggio, comprare un certo tipo di pasta o di altro. Lui dice sempre che io non mi sono spiegata o, peggio, che una certa cosa non gliel’ho mai detta. La verità è che fa le cose di testa sua, non segue mai le miei indicazioni, le ritiene irrilevanti e, in questo modo, scombussola tutta l’organizzazione della casa.
Betta
Cara Betta, le donne, che dicano «non mi sono spiegata» o che dicano «non hai capito», sono agli occhi degli uomini sempre dei soggetti poco chiari. Comunicare è un’arte perché bisogna tener conto dell’interlocutore, della sua conoscenza dell’argomento, delle capacità di ascolto, del suo livello di attenzione. Capiamo solo quello che conosciamo, per tutto il resto c’è la «spiegazione». Sapersi spiegare è impresa da non sottovalutare mai. E anzitutto bisogna essere certi che l’altro sia disposto a capire. Possiamo raccomandarci di non accendere insieme lavastoviglie e lavatrice prima di uscire, o aggiungere che, nel caso, il contatore salterà e si rischia di finire senza bucato, senza stoviglie e pure col freezer scongelato. Tendenzialmente, gli uomini detestano le spiegazioni. Le ritengono non solo superflue, ma offensive per la loro intelligenza. L’avversione ai manuali di istruzioni ne è la prova. Certi uomini pensano di saper fare tutto e ritengono il procedere per tentativi una prova di virilità. A volte, fanno il contrario di quello che gli viene spiegato al solo scopo di dimostrare che hanno ragione. Non tutti, per fortuna. Ma quando ci ritroviamo in casa un uomo di questa specie, bisogna armarsi di pazienza e di umiltà. Lei è davvero sicura, tutte le volte, di essersi spiegata come si deve?