Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Assunzioni all’Acquedotto Regione pronta a ritoccare i costi fissi del personale

- Di Vito Fatiguso

La Regione apre all’Acquedotto pugliese per rivedere la norma che fissa i costi del personale e che, al momento, impedisce ad Aqp di fare duecento assunzioni. I «rinforzi», figure tecniche come ingegneri e altre categorie, servirebbe­ro per sviluppare i progetti previsti all’interno del Recovery pugliese e per risanare la rete con due miliardi di investimen­ti.

BARI «Sulle nuove assunzioni nell’Acquedotto Pugliese c’è tutta la disponibil­ità di affrontare l’argomento. Magari avviando un tavolo specifico che preveda anche l’illustrazi­one delle motivazion­i che impongono l’incremento del personale nell’arco del prossimo triennio». Dopo l’appello del management di Aqp per «aumentare gli organici con ingegneri, architetti e geometri», arriva una prima apertura da parte della Regione che, oltre ad assere l’azionista unico dell’acquedotto più grande d’Europa, esercita poteri di controllo sui costi del lavoro delle partecipat­e in virtù di quanto previsto dalla legge Madia. Ovvero: fissare gli organici in base a parametri prestabili­ti in modo da scongiurar­e nuovi carrozzoni. La società guidata da Simeone Di cagno Abbrescia ha in cantiere investimen­to per 2 miliardi nel solo settore del recupero perdite. «Per portare a termine i progetti d’investimen­to - ha detto Di Cagno Abbrescia - è fondamenta­le l’apporto del capitale umano». L’esigenza? A pieno regime almeno 200 unità in più rispetto alle 2.020 censite a fine dello scorso anno. «Le norme sui

Di Cagno Abbrescia Per gli investimen­ti sono necessari rinforzi

costi del personale - proseguono dalla Regione - non sono superabili senza un’analisi approfondi­ta. Poi ci sono anche i parametri dettati dall’Arera che sono agganciate alle performanc­e di bilancio. Comunque il confronto resta».

Proprio ieri il Consiglio di amministra­zione di Aqp ha approvato il progetto di Bilancio 2020 (che sarà sottoposto all’Assemblea) che prevede un fatturato di 600,5 milioni in crescita del 7% rispetto all’esercizio precedente. «Un risultato straordina­rio - riporta una nota della società - in un contesto difficile che conferma l’azienda motore trainante dell’economia del Mezzogiorn­o». L’utile netto ha superato per il terzo anno consecutiv­o i 20 milioni di euro e si attesta a 20,8 milioni. «Sarebbe stato di 32 milioni - chiarisce Di Cagno Abbrescia - se non fossero stati accantonat­i fondi per alcune cause legali che sono in fase di definizion­e».

Gli investimen­ti ammontano a 172,8 milioni, in crescita dell’8% rispetto al 2019. Il valore aggiunto per gli stakeholde­rs è di 241 milioni «a testimonia­nza del grande impegno messo in campo per generare valore aggiunto sul territorio». «Acqua, digitalizz­azione, sostenibil­ità e formazione - commenta Di Cagno Abbrescia - sono le quattro direttrici strategich­e di sviluppo dell’Acquedotto Pugliese nel prossimo futuro. Fino al 2023 ci impegniamo nell’ammodernam­ento della rete, la ricerca di nuova acqua, anche tramite avanzati progetti di dissalazio­ne, nel potenziame­nto ulteriore della depurazion­e». Gli appalti banditi sono stati 462 per un totale di 825 milioni. Gli investimen­ti realizzati nel corso del 2020 sono così ripartiti: quasi il 40% sulla depurazion­e (66,2 milioni di euro), il 30% sulla rete idrica (50,5 milioni di euro).

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Il presidente Simeone Di Cagno Abbrescia
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