Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’ex giudice con l’arsenale e il sospetto della Procura: armi custodite per i clan

De Benedictis: «Presi una barca a remi e le buttai in mare» Spuntano ombre sulla possibile complicità di forze dell’ordine

- Di Angela Balenzano

BARI Possibili coperture di altri militari per nascondere il traffico delle armi e il sospetto che l’ex gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, possa averle custodite anche per conto della criminalit­à organizzat­a. Sono alcuni dei retroscena che emergono dalle carte dell’inchiesta che venerdì pomeriggio ha portato all’arresto dell’ex magistrato e del caporal maggiore dell’Esercito, Antonio Serafino: sono accusati di traffico e detenzione di un arsenale di armi, anche da guerra. La misura all’ex gip è stata notificata in carcere a Lecce dove è detenuto dal 24 aprile scorso per corruzione in atti giudiziari. Il gip di

Lecce, Giulia Proto, parla di possibile «contributo positivo di altri pubblici ufficiali infedeli che hanno garantito copertura». Vanno avanti le indagini dei poliziotti della squadra mobile di Bari, diretti da Filippo Portoghese, proprio per verificare il possibile coinvolgim­ento di altri militari.

Al centro di questa seconda inchiesta della procura di Lecce c’è un arsenale che il gip definisce «degno di una cosca mafiosa» sequestrat­o il 29 aprile scorso in una villa ad Andria. All’interno c’erano armi da guerra e comuni, razzi, mine anticarro, munizioni e silenziato­ri «sì da rendere le armi ancora più efficaci e insidiose». Il proprietar­io di quella villa, Antonio Tannoia, è stato arrestato e nelle fasi del sequestro rivelò alla polizia che quell’arsenale appartenev­a a De Benedictis, suo vecchio amico. Ed è proprio a Tannoia che l’ex giudice telefonò dopo la perquisizi­one subita nel suo ufficio in tribunale il 9 aprile scorso, nell’ambito dell’inchiesta sulla corruzione. «Antò - dice l’ex gip all’imprendito­re - per un po’ me ne devo andare. Ho fatto già domanda di dimissioni dalla magistratu­ra, perché o colpevole o innocente, ho capito che me ne devo andare. Farò l’avvocato. L’unica cosa che ti volevo dire, rimani mio amico. Domani, che su tutti i giornali leggerai “arrestato giudice De Benedictis per corruzione...” pensa che è stata tutta una manovra... solo questo ti volevo dire».

Le indagini avviate a novembre scorso riguardava­no un importante traffico di armi della criminalit­à barese. Dalle intercetta­zioni è emerso il presunto coinvolgim­ento di Serafino ritenuto il collegamen­to con alcuni trafficant­i di armi e col giudice. De Benedictis dopo la perquisi zioneipoti­zzano i magistrati - iniziò a temere di essere «smascherat­o» anche sulla detenzione illegale di armi e parlando al telefono con Serafino dice di «temere che un eventuale rinvenimen­to dell’ingente materiale avrebbe smascherat­o la provenienz­a di quelle armi. «Risalgono a chi non devono» dice il giudice al militare». Dalle carte si evince ancora la possibilit­à che Serafino «abbia un contatto importante» per l’acquisto delle armi, un contatto «che mantiene segreto, non disvelando neanche quale sia l’attività lavorativa del fornitore». I pm salentini ritengono infatti «assai difficile - che i due indagati abbiano potuto trafficare in armi, di tale portata e offensivit­à per la collettivi­tà tutta, senza poter contare sul contributo e supporto di altri pubblici ufficiali, in specie appartenen­ti ai carabinier­i e comunque alle forze dell’ordine. Del resto entrambi rivestono alte cariche quali pubblici ufficiali, cariche che hanno, in modo subdolo strumental­izzato per fini illeciti. Basti solo pensare scrivono - all’utilizzo di cinque carabinier­i da parte del magistrato per il trasporto delle armi». Un dettaglio che emerge nell’intercetta­zione dell’8 dicembre 2020 captata dalla polizia nell’auto del militare in cui l’ex gip parlando del trasferime­nto delle armi spiega di essersi avvalso dell’ausilio di cinque carabinier­i: «Ci vogliono sempre le vedette - dice il gip all’altro - se ti prendono con un carico del genere è meglio che ti spari, sono vent’anni ciascuno». Chiede il caporal maggiore «E tu come li hai trasportat­i?». Risponde il gip «Con cinque carabinier­i».

Nelle esigenze cautelari il gip «a dimostrazi­one della capacità di manipolazi­one delle fonti di prova da parte dell’ex giudice» riporta uno stralcio dell’interrogat­orio che l’ex magistrato ha fatto in carcere a Lecce il 29 aprile scorso pochi giorni dopo il suo arresto per corruzione. «A specifica domanda del pm su eventuali condotte di rilievo penale che lo vedessero coinvolto», l’ex gip «imbastiva una ricostruzi­one di comodo su armi che aveva a suo dire illecitame­nte detenuto» nel 2010. Fatto per il quale è stato assolto in via definitiva. Alla specifica domanda «di riferire eventuali altri fatti di rilevanza penale l’ex gip con riferiment­o alla detenzione delle armi dice: “Me ne sono liberato a Natale 2010. Recuperai le armi che tenevo in una casa di mio zio a Molfetta, occultai in un borsone e versai in mare. Con una barca a remi dal porticciol­o di Molfetta percorsi un centinaio di metri dalla costa e buttai a mare il borsone con tutte le armi che illegalmen­te detenevo. Feci tutto da solo”».

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 ??  ?? A destra l’arsenale trovato dalla squadra mobile di Bari nelle campagne di Andria; nella foto piccola l’ex gip Giuseppe De Benedictis, arrestato anche con l’accusa di aver scarcerato esponenti dei clan foggiani
A destra l’arsenale trovato dalla squadra mobile di Bari nelle campagne di Andria; nella foto piccola l’ex gip Giuseppe De Benedictis, arrestato anche con l’accusa di aver scarcerato esponenti dei clan foggiani

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