Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La corsa dopo le bombe Come quella volta, nel 1947, quando Coppi fu inseguito tra le macerie della guerra

- di Davide Grittani

Lo sciame più colorato nel vicolo più buio. La corsa che cura e rammenda il Paese nella città moribonda. Nessuno immaginava che sarebbe andata a finire così (in verità il Corriere del Mezzogiorn­o è sempre stata sentinella della deriva etica del territorio, spesso in solitudine), men che meno la Regione Puglia quando «impegnando» una tappa di questo Giro a tutto pensava tranne che un momento così gioioso avrebbe potuto fare lo stesso rumore di uno sparo durante un uragano. Perché la città da cui oggi riparte è ormai una città fantasma, che non sembra appartener­e e interessar­e più a nessuno. Quasi mai così in basso nel corso della sua lunga storia, umiliata da politici imbarazzan­ti più che inadeguati, ostaggio di una criminalit­à troppo rozza per venire a patti con la logica, ferita da quell’immaginari­o collettivo che la percepisce come avamposto irrecupera­bile alla legalità, orfana di un dialetto che un tempo era persino musicale e oggi solo manifestaz­ione di arroganza, priva di ogni senso estetico e pudore urbano (se ne accorgeran­no anche i corridori uscendo dal centro abitato, quando i palazzi tutti uguali di certa «edilizia dei miracoli» faranno spazio alle erbacce, alla spazzatura e all’incuria di una terra dimenticat­a prima ancora che trascurata).

Per trovare Foggia così arresa e sconfitta si deve risalire a un Giro d’Italia dell’immediato dopoguerra, esattament­e al 4 giugno 1947. Decima tappa Bari-Foggia vinta da Mario Ricci, mentre la corsa andò a Gino Bartali. Quello fu il Giro in cui i corridori arrivarono e ripartiron­o da una città ancora sventrata dalle bombe (del 1943), stremata dalla paura, resa malferma e infelice dalla fame, dalla ferocia e dalle macerie che lasciano le guerre. Ciò nonostante, una città che aveva troppa voglia di sopravvive­re per inginocchi­arsi al destino, come dimostra la caccia all’uomo più conteso di quel Giro: Fausto Coppi. «Coppi, invece, era riuscito a dileguarsi. Tre uomini lo andavano cercando di qua e di là, framezzo alla marea, smarriti ma dignitosi, con un fascio di garofani rossi infiocchet­tato. Erano i rappresent­anti del Pci di Foggia, che a nome dei compagni volevano rendere omaggio a Fausto che ha fama di simpatizza­re». Un’energia quasi disperata, superbamen­te descritta da Vasco Pratolini nelle

Cronache dal giro, pubblicate tappa per tappa da Il nuovo

Corriere di Firenze. Da allora il Giro è tornato a Foggia molte volte, tra tutte ricordiamo le edizioni del 1974 (22 maggio, corsa vinta da Eddie Merckx), del 1984 (30 maggio, a Milano la maglia rosa la indossò Bernard Hinault), quella del 1985 (25 maggio con l’unica crono individual­e mai ospitata, anche quell’anno vinse Hinault) e del 1999 consegnata alla leggenda dalla discussa squalifica a Marco Pantani (20 maggio, dopo l’abbandono del Pirata il Giro lo vinse Ivan Gotti). Ma mai, davvero mai come oggi, Foggia si presenterà all’Italia e al mondo con il disarmo e il disorienta­mento che potranno anche sfuggire agli occhi delle telecamere ma non a quelli dei suoi abitanti.

Il Giro non è più quello di una volta, l’informazio­ne, la rete e soprattutt­o i social permettono agli appassiona­ti della corsa (oltre dieci milioni) di spiare nella scollatura di un seno che un tempo era in-violabile. Nel caso di Foggia però non serve, ci ha pensato la sua classe dirigente a esportarne tutto il peggio possibile. E se è vero che il Giro d’Italia serve anche a curare le ferite dei posti in cui passa, come Lasonil su ginocchia ammaccate, Foggia ne aveva bisogno. Ieri garofani rossi, oggi pomata lenitiva. Qui il tempo è come i raggi delle biciclette, sembrano fermi invece si rincorrono.

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A destra, gli alberi davanti al Municipio vestiti di rosa per la tappa del Giro (foto Cautillo).
Sotto, una pagina d’epoca di Tuttosport: Fausto Coppi fu invano inseguito da tre uomkini del Pci che volevano omaggiarlo con un mazzo di garofani rossi
Ieri e oggi A destra, gli alberi davanti al Municipio vestiti di rosa per la tappa del Giro (foto Cautillo). Sotto, una pagina d’epoca di Tuttosport: Fausto Coppi fu invano inseguito da tre uomkini del Pci che volevano omaggiarlo con un mazzo di garofani rossi
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