Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Un Aglianico affinato in terracotta
Negli ultimi anni sempre più aziende fanno ricorso all’anfora per affinare i propri vini. Questa riscoperta di antichissime tradizioni apre a rinnovate interpretazioni in cui la maturazione e alcune volte anche le fermentazioni non vengono più affidate a contenitori in acciaio inox oppure a vasche di cemento o in legno, bensì a contenitori di terracotta. La scelta ovviamente dipende dalle qualità del vitigno, perché sembra che questa pratica sia molto più incidente nei vitigni che hanno un corredo tannico importante, per parlare solo di quelli a bacca rossa, come il Sangiovese, Montepulciano d’Abruzzo e Aglianico, per citare i più conosciuti. Ovviamente molto fa la qualità della terracotta e in particolare la struttura granulometrica, ovvero la sua porosità. A differenza del legno che offre la stessa capacità di micro ossigenazione, la terracotta non cede né aromi e neanche tannini presenti nel legno.
Questo permette di esprimere vini senza cessione alcuna esaltando le peculiarità del vitigno. Siamo ancora in una fase quasi pionieristica, ma sempre più aziende si spingono su questo terreno senza peraltro rinunciare alla loro storia. Elena Fucci con il Titolo by Amphora 2017 sperimenta la sua prima versione fermentata e affinata in terracotta di Impruneta, con affinamento di 18 mesi in terracotta e ulteriori 6 mesi di bottiglia. Ne esce fuori un vino dal colore tendente al granato giocato in trasparenza. Il colore potrebbe ingannare, ma l’olfatto è intenso, elegante, regalandoci sentori di amarena, cenni di pepe, spezie, alloro e liquirizia di una essenziale finezza. Palato non certo opulento, ma lineare, verticale, che non si allarga, restando integro e donandoci complessità che si legge con erbe officinali, mirto e ritorni accennati di spezia con trama tannica giovane, fine e reattiva.