Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La retrocessione e lo scandalo Una maledizione iniziata così
I biancorossi mai più risaliti in A e passati dal fallimento
BARI È il 28 marzo del 2012 quando Andrea Masiello scrive al pm Ciro Angelillis una nota con cui ammette di aver realizzato volontariamente l’autogol che avrebbe chiuso la partita con il Lecce, datata 15 maggio 2011. Quasi un anno e due mesi dopo la goffa autorete, dunque, quel derby assume una forma e una sostanza diverse: non è solo il match che salva il Lecce, ma una combine che fa sprofondare nella delusione e nella rabbia più nera Bari. Come se non bastasse, è l’avvio di una lunga maledizione per la piazza biancorossa, con il veleno di quella vergogna che sembra condizionare anche il resto. A eccezione della meravigliosa stagione fallimentare del 2013/14, con il Bari eliminato solo in semifinale play off nonostante le incertezze societarie e l’assenza di una proprietà, saranno infatti solo delusioni e dolori.
L’avvento di Gianluca Paparesta sembra ossigeno e semina ottimismo ma non si traduce in risultati concreti. Il biennio di gestione dell’ex arbitro, tra il sogno di riportare Cassano in biancorosso e l’illusione di assoldare nuovi investitori, diventa la via per lo sprofondo rosso targato Giancaspro. Il businessman di Molfetta, entrato come socio di minoranza a dicembre del 2015, mette ben presto le mani sul club a seguito della deliberazione dell’aumento di capitale, necessario per far sopravvivere il Bari, e della mancata sottoscrizione di Paparesta per le quote a lui spettanti. Il passaggio di testimone si rivela infelice e diventa l’anticamera di un nuovo schiaffo. Dopo una stagione disastrosa, chiusa solo al 12esimo posto, il Bari si perde letteralmente nel 2018. Penalizzato per non aver ottemperato ai propri obblighi fiscali e contributivi, è escluso dal campionato successivo per via di una mancata ricapitalizzazione. Il resto è storia recente, con il “galletto” che riparte dalla D e la nuova gestione De Laurentiis che cerca di salire, non senza fatica, verso quel grande calcio da cui un vergognoso autogol l’ha miseramente estromesso.