Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Io, collezionista malato, non c’entro con la mafia»
L’ex gip sentito a Lecce sull’arsenale trovato nella masseria di Andria Serafino resta in silenzio
L’ex gip del Tribunale di Bari Giuseppe De Benedictis ha confessato di essere il possessore solo di alcune delle armi, anche da guerra, sequestrate il 29 aprile scorso in una masseria ad Andria, nel Nord Barese. Dinanzi alla gip di Lecce Giulia Proto l’ex giudice, che è detenuto in carcere per traffico di armi e anche per una precedente vicenda di tangenti, ha risposto alle domande ammettendo in parte i reati contestati. «Sono un collezionista con una passione malata».
BARI Ha risposto a tutte le domande del giudice confessando di essere il possessore di una piccola parte delle armi sequestrate in una masseria ad Andria lo scorso 29 aprile. L’ex gip del Tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, è stato sottoposto ieri ad interrogatorio di garanzia nel carcere di Lecce, (dove è detenuto dal 24 aprile scorso per corruzione in atti giudiziari), davanti al gip Giulia Proto nell’ambito dell’inchiesta sull’arsenale di armi, anche da guerra, che gli è costato un secondo arresto nel giro di poche settimane. L’ex gip, assistito dagli avvocati Saverio Ingraffia e Gianfranco Schirone, ha ammesso in parte i reati contestati in un interrogatorio durato poco meno di un’ora.
«Sono un collezionista con una passione malata per la armi» avrebbe detto, negando sia rapporti con la criminalità organizzata sia di avere le chiavi della masseria dove è stato trovato l’arsenale. Avrebbe spiegato, con l’elenco alla mano, quali delle armi rinvenute erano sue e quali no. Ha contestato che fossero di sua proprietà le armi con matricola abrasa, mentre ha ammesso che, pur consapevole della loro detenzione illegale, erano sue quelle storiche risalenti alle grandi guerre. Ha anche confermato che erano custodite in quella botola da circa tre anni. L’ex giudice avrebbe infine spiegato – stando a fonti della difesa – che non andava in quella masseria e che non sapeva che lì ci fossero altre armi. Quelle in suo possesso sarebbero state acquistate – avrebbe detto ancora durante l’interrogatorio di garanzia - attraverso intermediari senza contatti diretti con i trafficanti. Oltre che all’ex giudice il mandato di arresto per le armi, il 13 maggio scorso, è stato inoltre notificato al caporal maggiore scelto dell’Esercito italiano Antonio Serafino, attualmente detenuto nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Anche il militare è stato sottoposto ieri ad interrogatorio di garanzia dinanzi alla gip Giulia Proto, in videocollegamento, ma ha scelto di non rispondere alle domande.
Secondo la ricostruzione della Procura di Lecce, Serafino sarebbe stato il procacciatore delle armi destinate a De Benedictis: nell’indagine è coinvolto anche l’imprenditore agricolo di Andria, Antonio Tannoia, arrestato il 29 aprile scorso durante il blitz dei poliziotti della squadra mobile di Bari nella masseria dove fu trovato l’arsenale. Fu proprio Tannoia, durante la perquisizione, a rivelare agli investigatori che quell’arsenale era nella disponibilità dell’ex giudice di Bari. Il 24 aprile scorso De Benedictis è stato arrestato dai carabinieri di Bari per corruzione in atti giudiziari, insieme al penalista barese, Giancarlo Chiarello. Secondo la ricostruzione dei magistrati, l’ex gip in cambio di mazzette avrebbe firmato provvedimenti di scarcerazioni o di arresti domiciliari per pregiudicati baresi e foggiani, quelli che il gip Proto nella prima ordinanza di custodia cautelari definì «mafiosi eccellenti».