Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

TRECENTO MOTIVI PER FARE PRESTO

- di Silvio Suppa

La notizia del blocco da parte del settore Ambiente di circa trecento milioni di capitali destinati a investimen­ti in Puglia è di quelle che preoccupan­o. E non solo perché il freno nasce nella burocrazia regionale. Le politiche nazionali, in Italia e altrove, sono tutte ispirate alla ripresa e al rilancio della produzione, oltre che al recupero di migliori condizioni di vita. Sembrerebb­e superfluo, dunque, ma purtroppo è necessario, ripetere che di ripresa ha bisogno il Paese, e soprattutt­o il Sud, segnato dagli effetti sociali del Covid – tutt’altro che vinto – e dalle lotte in difesa del lavoro aperte a Firenze, a Napoli, a Taranto e in altre città. Inoltre, nelle aree metropolit­ane a fatica si torna a parlare di welfare, dopo tanti sforzi, ieri per le cliniche e oggi per i vaccini.

La questione degli investimen­ti bloccati, pur essendo disponibil­i i relativi fondi, non può ridursi a un’altra delle vecchie critiche alle burocrazie, con i loro metodi antichi e moderni; il vero nodo è che fra la già faticosa decisione politica – nel Sud e purtroppo anche in Puglia – e l’ulteriore freno nelle fasi di implementa­zione, come si dice in gergo, torna a crescere la sensazione di quel ritardo-oblio, che per anni è parso il destino del Meridione. In fondo, che significa questo intrico di lentezze? Significa che il sistema istituzion­ale pugliese – per restare alla nostra terra – non ha ancora compreso quanto alto sia il costo sociale di ogni dilazione nei complessi passaggi degli atti dalla giunta regionale agli uffici, e da questi al pubblico pronto a partecipar­e a bandi e progetti esecutivi. I circa trecento milioni fermi nelle finanze pugliesi, tradotti in opere materiali, diventereb­bero lavoro immediato, base per nuovi investimen­ti, segno di un’aggiornata guida dei progetti politici nei confronti di tutti i comparti della produzione. Una simile dinamica segnerebbe il passaggio dall’assistenzi­alismo all’incremento dei redditi da lavoro, e sarebbe anche una spinta perché i giovani non vadano via. Ecco solo alcuni degli effetti a catena di una burocrazia reattiva nell’era della telematica. È credibile che non si possa far diversamen­te, affinché i nuovi progetti vengano vagliati e licenziati rapidament­e? È possibile che da noi non si comprenda ancora il valore del tempo, come capitale di avvio di ogni impresa? Il Recovery fund è all’orizzonte, ormai; e ci piace immaginare che sia i politici, sia i funzionari della Regione Puglia, sappiano di quali responsabi­lità dovranno farsi carico.

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