Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Per la morte di Lorenzo chiesti 25 milioni all’ex Ilva
Lorenzo a cinque anni vittima dell’inquinamento. La famiglia parte civile
TARANTO Venticinque milioni di euro. A tanto ammonta la richiesta di risarcimento danni avanzata dall’avvocato Leonardo Laporta per conto della famiglia di Lorenzo Zaratta, il bimbo di cinque anni morto a Taranto il 30 luglio 2014 per un tumore al cervello riscontrato dopo tre mesi dalla nascita.
Ieri s’è svolta davanti al gup Pompeo Carriere l’udienza preliminare durante la quale i genitori e il fratello tredicenne di Lorenzo si sono costituiti parte civile. Il destino dei nove dirigenti dell’ex Ilva indagati per omicidio colposo si conoscerà nell’udienza fissata per il 14 ottobre. I pm Remo Epifani e Mariano Buccoliero ne hanno chiesto il rinvio a giudizio perché ritengono, sulla base di alcune consulenze, che le emissioni della fabbrica siano state la causa della malattia che poi causò la morte del piccolo Lorenzo. Nella richiesta di rinvio a giudizio i magistrati scrivevano che i dirigenti «consentivano la dispersione di polveri e sostanze nocive provenienti da: parchi minerali, cokerie, agglomerato, acciaierie e gestione rottami ferrosi omettendo l’adozione delle misure di prevenzione contro gli infortuni sul lavoro e malattie professionali; in tal guisa cagionando una grave malattia neurologica al piccolo Lorenzo Zaratta che assumeva le sostanze durante il periodo in cui era allo stato fetale, così sviluppando la malattia neoplastica che lo conduceva a morte».
Ieri l’avvocato Laporta, affiancato dal collega di Brindisi Ladislao Massari, ha chiesto un risarcimento di 5 milioni per ognuno dei tre componenti della famiglia per i danni subiti per la perdita di Lorenzo e 10 milioni per la vita non vissuta da Lorenzo stesso. I due legali basano il nesso di causalità tra materiali assorbiti e decesso sulle perizie presentate in aula a firma di Antonietta Gatti, esperta di nanodiagnostica, Maria Grazia Andreassi e Luca Gianicolo, del Cnr; Leonardo Resta, oncologo dell’Università di Bari; Anna Maria Moschetti, pediatra. A queste si aggiunge la relazione dell’oncologo Carlo Barone presentata dalla Procura.