Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Iniezione all’estero certificazione negata Lo Stato ci aiuti»
«Anche a noi il Green pass» Negata la certificazione ai pugliesi vaccinati all’estero
BARI La corsa al vaccino pur di ottenere l’ormai indispensabile carta verde è iniziata. Il boom di richieste di somministrazioni era prevedibile in ragione della disposizione governativa che limita le possibilità di azione per coloro che non hanno il requisito del green pass. Eppure ci sono tanti pugliesi che, pur essendosi sottoposti a doppia dose di vaccino e pur non avendo mai contratto il Covid 19, non possono ottenere il tanto atteso lasciapassare. Sono i pugliesi residenti all’estero, coloro che si sono sottoposti a vaccinazione nei luoghi di residenza e che hanno ricevuto un siero non riconosciuto dall’Ema, l’agenzia europea del farmaco.
A decine sono le segnalazioni che arrivano nelle varie Asl da parte di cittadini italiani che chiedono chiarimenti circa l’ottenimento della certificazione. «Non è materia delle aziende sanitarie locali, bensì dell’autorità centrale. Ai nostri uffici arrivano molte segnalazioni di tale natura a cui però non possiamo fornire la risoluzione del problema», rispondono dalla Asl Bat, la stessa azienda sanitaria alla quale si è rivolta Cristina Marchio, giovane andriese che ha ricevuto la doppia dose di vaccino Coronavac, sviluppato dalla casa farmaceutica cinese Sinovac. Chiara ha racper contato la sua storia ad una emittente televisiva locale. Di ritorno dall’Indonesia dopo aver trascorso un periodo di soggiorno per lavoro, la giovane si è vista respingere la richiesta di Green pass benché avesse completato i cicli vaccinali. «Eppure si tratta di un vaccino riconosciuto dalla Organizzazione Mondiale della Sanità», ha ribattuto, senza però ottenere risposta alcuna. Un grande problema per chi, come Chiara, deve necessariamente spostarsi da una parte all’altra del mondo. «Dovrei continuamente sottopormi a tampone, sarebbe insostenibile», riflette la giovane di Andria. Ma il problema non si esaurisce qui. Con la proroga dello stato di emergenza al 31 dicembre e con le ultime decisioni assunte dal Governo per poter svolgere alcune attività, tra cui anche la partecipazione a concorsi pubblici, è necessario l’esibizione della carta verde. Un disagio che colpisce non soltanto i pugliesi ma tutti i circa cinque milioni di italiani censiti nell’anagrafe dei residenti all’estero. Tra loro anche il giornalista pugliese Carlo Bollino, anni condirettore della «Gazzetta del Mezzogiorno» ed ora in attività in Albania.
«Il Governo italiano non ha mai rifornito le ambasciate dei vaccini da somministrare agli italiani residenti all’estero di cui, però, conosce tutto perfettamente. Non avendo ricevuto assistenza alcuna dall’Italia le dosi di vaccino ce le siamo dovuti procurare nei paesi in cui risiediamo», spiega il giornalista salentino. Il caso del vaccino prodotto dalla Sinovac è soltanto il più eclatante, in quanto il siero cinese non riconosciuto dall’Ema è tra i più diffusi nei paesi dell’Est dell’Europa ma anche dell’Asia.
«E ci siamo sottoposti a questi vaccini perché non avevamo alternativa», fa notare ancora il giornalista Carlo Bollino. Che poi così prosegue: «Si è raddoppiato il numero di certificati che dobbiamo produrre per venire in Italia, dobbiamo fare la quarantena e nonostante siamo vaccinati non abbiamo diritto a svolgere tutte quelle attività per le quali è previsto il green pass. Gli italiani vaccinati all’estero vengono trattati come fossero potenziali malati. E se estendessero la necessità del pass ai trasporti molti dei vaccinati all’estero non potrebbero neanche utilizzare i mezzi pubblici».
Non se la passano meglio coloro che hanno accettato di sottoporsi alla sperimentazione Reithera. Hanno anticorpi come qualunque vaccinato ma al momento nessun green pass che apra loro le porte di musei, ristoranti, palestre e altri luoghi off limits per i non vaccinati.
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Cristina Marchio Mi sposto spesso e sottopormi a tampone sarebbe per me poco sostenibile
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Carlo Bollino Il governo non ha mai rifornito le ambasciate di vaccini per chi vive in altre nazioni