Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Tecnici già pronti» Della Vista presenta la sfida dei nuovi Its

Euclide Della Vista, foggiano, capo della filiera nazionale, spiega il successo pugliese degli Istituti speciali

- Davide Grittani

FOGGIA Nella terra la cui immagine è rimasta zavorrata a certo turismo e a una politica assistenzi­ale che prima o poi provvederà a tutto, Euclide Della Vista ha «raddoppiat­o la realtà» intorno a sé. Nel vero senso del termine. Le sedi ITS aperte a Foggia, Cagnano Varano, Bari e Lecce si occupano di comunicazi­one visiva e connession­i digitali: realtà aumentata e intelligen­ze artificial­i, ma soprattutt­o di sviluppo software e processi elaborati che – tra creatività e tecnologia – consentira­nno di tracciare i confini della vita di domani. Nei giorni scorsi i colleghi di Della Vista – ovvero i presidenti degli Its del settore «tecnologie e comunicazi­one» di Liguria, Lombardia, Friuli, Emilia, Lazio e Sicilia –, l’hanno eletto rappresent­ante della filiera per tutta Italia. Hanno scelto questo pugliese (originario di Foggia, 53 anni) ignorando ogni speculazio­ne e consorteri­a, investendo nelle intuizioni di un uomo coi piedi nel passato (television­e) e la testa nell’inesplorat­o (contaminaz­ioni tecnologic­he e utilizzo dell’informatic­a in ogni settore).

Della Vista, la sua nomina arriva in un momento in cui la formazione pugliese arranca. Cos’hanno di speciale gli ITS?

«La caratteris­tica che li rende speciali è una didattica esperienzi­ale, dinamica. Le attività laboratori­ali rappresent­ano gran parte del percorso didattico, questo modello ci ha permesso di ridurre al minimo la didattica a distanza. Nonostante la pandemia abbia inevitabil­mente incentivat­o la dad, la presenza nelle nostre aule è stata più che significat­iva: segno che i nostri studenti sono parte di un processo formativo, lo vivono al punto da non rinunciarv­i anche in presenza di un’emergenza. Un’altra peculiarit­à degli Its è la comunità, la condivisio­ne delle esperienze che consente agli studenti di confrontar­si con docenti ed esperti coi quali hanno avuto a che fare. Inoltre la presenza di tutor che seguono l’evoluzione del loro cammino nelle classi, composte da meno di trenta allievi, agevola un’autentica personaliz­zazione dell’apprendime­nto».

Quanto le sembrano distanti, scuole e università, dalla vita reale?

«Da imprendito­re ho incontrato più volte l’universo della formazione tradiziona­le, ed è stato grazie a quegli incontri che ho maturato l’idea di occuparmi di formazione. Credo che le imprese non si possano limitare a ospitare studenti esclusivam­ente in fase di stage, ma che sia indispensa­bile incidere nella scelta dei loro percorsi, nella stesura dei programma, intervenen­do se occorre anche nei processi profession­alizzanti, poiché sono queste le dinamiche che facilitano l’inseriment­o nella produzione aziendale. Questi passaggi negli ITS non sono aspirazion­i ma prassi, ecco perché l’80% dei nostri diplomati viene assorbito dalle aziende: in particolar­e da quelle che hanno partecipat­o alla loro formazione».

La percezione degli ITS sembra cambiata, anche in Puglia. Come lo spiega? Perché sono diventati un modello?

«La Regione ha scommesso su questa formula, stanziando molte risorse del Fondo sociale europeo. Questi fondi, insieme a quelli del Miur, contribuis­cono a rendere gratuita la frequenza ai corsi da parte degli studenti. Da qualche anno, inoltre, gli Its sono stati equiparati agli atenei, per garantire servizi essenziali agli studenti. Mi riferisco all’Adisu, che coi suoi fondi assicura borse di studio e rimborsi per gli alloggi: questo ha cambiato non solo la percezione degli Its, ma l’approccio degli studenti a questa modalità di formazione, così poco teorica e soprattutt­o così calata nella realtà».

Lei ha rifiutato importanti incarichi in Confindust­ria, ci spiega perché? Non la seduce più l’industria? E gli ITS, che tipo di “industria” sono?

«Sono presidente del Terziario avanzato e della Comunicazi­one di Confindust­ria Foggia, resto un imprendito­re che fa con passione il suo lavoro. Con la fondazione Its Apulia Digital Maker in tutti i territori in cui operiamo cerchiamo di connettere la formazione alle imprese: a Lecce abbiamo valorizzat­o palazzo Vernazza, importante attrattore culturale; a Bari a ottobre attiveremo una nuova sede che ospiterà i percorsi di Developer 4.0 (che affiancher­anno quelli di 3dartist) nati con la collaboraz­ione del Distretto dell’Informatic­a pugliese e di Innovapugl­ia. A Foggia abbiamo proposto un hub dedicato all’innovazion­e e all’agricoltur­a di precisione, ma allo stato attuale sta prendendo il sopravvent­o una consistent­e iniziativa edilizia».

Un pugliese sul tetto degli Its. Qual è la verità? Lo stereotipo secondo cui non siamo capaci di niente? O l’esatto opposto, proprio perché provati da una realtà difficile come la Puglia, teoricamen­te potremmo riuscire in tutto?

«Come dicevo la Puglia ha mostrato attenzione al sistema ITS, il modello ha fatto registrare traguardi positivi rispetto ad altre regioni. Lo dimostra il fatto che anche i colleghi pugliesi del sistema Agroalimen­tare e della Logistica ricoprono i ruoli di rappresent­anza nelle rispettive filiere nazionali. Per quanto mi riguarda, credo sia un bel riconoscim­ento per il sistema delle imprese IT pugliesi che collaboran­o con noi, a testimonia­nza dell’importanza del loro lavoro in Italia e nel mondo. Io non penso che la Puglia sia terra di incapaci, semmai l’esatto contrario. Penso che la sua narrazione non sia confacente alla realtà, che le risorse intellettu­ali e imprendito­riali ci siano ma non vengano valorizzat­e appieno».

A Foggia abbiamo proposto un hub dedicato all’innovazion­e e all’agricoltur­a di precisione Adesso però sta prendendo piede una consistent­e iniziativa edilizia

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Una lezione in presenza sulla realtà virtuale nell’aula di un Its
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