Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Stare insieme per allegria non basta Alla fine ci si lascia per malinconia
Candida
Cara Candida, che cos’è questa morsa che mi prende la gola, mi schiaccia il petto, come se l’aria fosse scappata via, altrove, in un luogo dove è ancora possibile respirare, dove c’è vita, gioia, dove ci sono profumi e sorrisi la mattina al risveglio, dove ti addormenti senza girarti e rigirarti nel letto, accendere e spegnere la luce, prendere un’albicocca dal frigo perché il medico ti ha detto che un frutto combatte l’insonnia? Rimettere l’albicocca in frigo. Vagare per casa. Adagiarsi sul divano per non svegliare lui che dorme senza accorgersi di nulla. Svegliarsi, poi, in qualche modo, senza aver comunque dormito. Sentire che nulla può succedere affinché quella giornata sia degna di essere vissuta. Fare il caffè solo per lui. Un saluto distratto. Niente che valga la pena di dirsi. Quando abbiamo smesso di parlarci? Io non ricordo più neanche cosa ci trovavo in lui. Ci divertivamo insieme, questo sì, ma cos’altro? Non ricordo. Erano cose di gioventù e la gioventù passa. Ora, andare a lavorare. Portare a casa la giornata. Cenare davanti al tg senza dirsi una parola. Guardare una serie tv senza dirsi una parola. Ricominciare la notte daccapo. Quando abbiamo smesso di parlarci? Ancora prima di guardarci? Smetteremo mai di non dircelo? Tutto quello che c’è fuori atterrisce. Tutto quello che c’è dentro paralizza. Eppure, ci siamo amati. Forse con superficialità, forse con inconsapevolezza. Fossero arrivati dei figli. Ma non sono arrivati. Non abbiamo insistito. E ora non è più tempo. E anche per questo vedo il vuoto. Andarmene? Dove? Per fare che cosa? E perché? Non ci facciamo male, non discutiamo, lui è gentile, ha premure formali. Il resto sono rimembranze di cose che non torneranno, che non ha senso che tornino. La mia decisione è presa: restare così. Non cambiare. Non c’è nulla di cui possa oggettivamente lamentarmi. Allora cos’è questa morsa che mi prende alla gola, al petto, e che non passa? Perché non possiamo comandarci di fare ciò che vogliamo fare?
Ero Letizia
Cara Ero Letizia, non possiamo comandarci di vivere da morti. Lei vorrebbe trascinare la sua vita senza uno scopo, senza un motore che la spinga, ma l’anima, il cuore, o qualunque altra cosa stia lì nel suo petto, si ribella. Siamo fatti per cercare gioia, felicità, piacere, progresso. A volte, è tutto buio, ma se ci rifiutiamo di vedere accesa una lucina da raggiungere in fondo al tunnel, che motivo abbiamo per andare avanti? La blocca la paura dell’ignoto. Sempre ci blocca la paura e la più terribile è quella del non conosciuto. Ma se non si vive e non si va avanti, a che serve stare in piedi e finanche dormire e svegliarsi riposati? Ci sono amori eterni e amori che finiscono. I più tristi finiscono per inedia. È la noia, il segnale. Ci sono amori che hanno fondamenta fragili, che non sono scambio, crescita, voglia di costruire, star bene, migliorarsi. Ci sono amori che amiamo per la gradevolezza della compagnia, senza porci il problema di ciò che sarà. Ci illudiamo che sempre andrà tutto uguale, pur non mettendoci dentro concime per il futuro. Ma quando si sta insieme per allegria, ci si lascia per malinconia. Abbiamo sempre bisogno di stimoli per andare avanti. Progetti, cose da fare, realizzare, non fosse altro che la più importante di tutte: conoscersi. Ovvero, capire che cosa ci muove, che cosa vogliamo. Non ce lo insegna nessuno. E quando la vita ci chiama drammaticamente a farlo, non sappiamo da dove cominciare. Possiamo vagare a vuoto, insonni, o cominciare da qualche parte. Anzitutto, dicendoci che questa non è vita e bisogna cambiare. Qualunque cosa ci sia dall’altra parte può
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Ceozzrroiegrioerdneol.it Mopepzuzoregisocrrnivoi a VCiacnodIIiSdan NMicoorvlailalolla DCogrraienrae9de-l 8M0e1z3z3og-ioNranpooli Vico II San Nicola alla Dogana 9 80133 - Napoli essere solo meglio di questo senso di vuoto. Rubo una frase a «Star Trek», pronunciata durante una missione stellare e fantascientifica, eppure una missione che era questione di vita o di morte: recuperare un equipaggio naufragato su un altro pianeta, nello spazio inesplorato. La frase è: «Non esiste l’ignoto, ma solo ciò che è temporaneamente nascosto». Cara Ero Letizia, c’è una donna da salvare, spersa nell’universo, e quella donna è lei.
Un ragazzo a caccia di guai e delusioni