Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Un blend riuscito che adesso può invecchiare bene
La degustazione verticale di Lama del Tenente, tenutasi in Salento a Depressa presso la cantina di Castel di Salve, è stata un’occasione di riflessione su alcuni aspetti dei nostri vitigni e sulle esperienze che in questi anni sono state fatte sia in vigna che in cantina. Del Lama del Tenente (in degustazione il 2018, 2015, 2012, 2008, 2003 e 1999) annata per annata, Andrea Boaretti, enologo dell’azienda, ha raccontato specificità, punti di forza e criticità con un racconto franco, chiaro e vivaddio non celebrativo. Ottenuto con Primitivo, Montepulciano e Malvasia nera, è una dimostrazione di quanto un blend possa rappresentare un plus per il territorio, specie quando le uve, vendemmiate seguendo i tempi delle loro maturazioni, si dimostrano complementari.
Nella degustazione di primo acchito sembrerebbe che l’ago della bilancia sia il Primitivo, e difatti senza la sua prorompente fruttuosità sarebbe difficile far quadrare il cerchio, ma anche senza la struttura centrale del Montepulciano non avremmo acidità e tannini a sorreggere il tutto e senza la Malvasia non ci sarebbe finezza ed eleganza. La degustazione ha mostrato un vino sicuramente coerente, ma anche una longevità apprezzabile. Il 2018, frutto di una annata buona per quantità e qualità, mostra tutti i caratteri della giovinezza. Rubino con riflessi granata e naso inizialmente dominato dalle spezie, si apre poco dopo ad un frutto che con lentezza evidenzia la prugna e la confettura, subito venate da note di spezie dolci e tratti balsamici. La bocca mostra freschezza, ancora un po’ contratta, i tannini sono fitti, eleganti, reattivi. Il 2018 è stato appena messo in commercio, consigliamo di non avere fretta e conservarlo per alcuni anni. Se ne gioverà il vino e voi che lo berrete, ma se avete fretta e proprio non ce la fate…