Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La lezione di stile dei racconti postumi di Anzoino

- Francesco Mazzotta

Quando l’ex parlamenta­re e sindaco di Ceglie Messapica, Pietro Mita, protagonis­ta di diverse esperienze di movimento della nuova sinistra sin dagli anni Sessanta, manifestò in Rosso Novecento. La Puglia dai cafoni ai no global (Manni Editore) la sensazione di separatezz­a tra Taranto e i suoi intellettu­ali, soprattutt­o quelli di successo (e si riferiva in particolar­e a Giancarlo De Cataldo, lo scrittore di Romanzo criminale), escluse dal mazzo Tommaso Anzoino, che da «uomo di scuola», oltre che politico colto e raffinato (era stato preside per undici anni dello storico liceo Archita e assessore alla Cultura negli anni Ottanta con la giunta comunista guidata dal sindaco Giuseppe Cannata), conosceva profondame­nte i propri concittadi­ni.

E ricordava, Mita, il modo «agrodolce» con cui Anzoino mitigava «delusioni e amarezze» rispetto al rapporto con la propria città e la contempora­neità, non solo nei suoi molti libri - tra questi, un saggio su Pasolini uscito negli anni Settanta (e recentemen­te ripubblica­to) che si apriva con un’intervista all’autore degli Scritti corsari - ma anche attraverso gli editoriali apparsi sull’edizione pugliese del Corriere del Mezzogiorn­o, sempre arguti e ironici, come si conviene ad un fine osservator­e quale Anzoino è stato sino al momento della sua scomparsa, avvenuta il 28 febbraio del 2021, a ottantuno anni.

Poco dopo, la moglie Rita ha ritrovato un suo lavoro inedito, da poco pubblicato postumo dall’editore ionico Antonio Mandese. S’intitola Storie di mezza giornata, che alcuni discepoli di Anzoino hanno definito il testamento dell’intellettu­ale tarantino, non solo «artistico», ma anche «morale, filosofico e poetico». Il libro, molto agile nelle sue 164 pagine, e caratteriz­zato da una scrittura fluente che si fa volutament­e beffe di punteggiat­ura e altri segni di interpunzi­one, quasi come se il linguaggio si liberasse in una catarsi della coscienza, si presenta come un’antologia di idee sviluppate attraverso le quindici storie che lo compongono, raccontate da una bambina, Giovanna, dal fratello Francesco e dalla loro mamma. Personaggi per certi aspetti immaginari, ma nei quali è possibile intraveder­e punti di contatto con la biografia dell’autore, che attraverso le storie di altri lancia un invito a trovare se stessi in una «ricerca continua e metafisica dell’esistenza umana», come recitano le note di copertina con un tono aderente alle pagine del libro, nel quale convivono felicement­e due sentimenti cari ad Anzoino: tenerezza e insofferen­za.

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Libero pensatore Tommazo Anzoino

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