Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Dino Abbrescia torna sul palco «Io criminale senza speranza»
Con Gianluca Gobbi è il protagonista di «Vamos», da venerdì a Bari con la regia della moglie Susy Laude
Il sogno di cambiare vita, dopo 30 anni «da ultima ruota del carro». Mimmo è un manovale della malavita, come l’amico Michele, alle dipendenze del boss dello spaccio Mazinga, che gestisce il mercato della cocaina tra il Basento e la Puglia. Settimana dopo settimana, hanno preparato le dosi e le hanno smistate ai piccoli spacciatori. Mimmo sceglie il giorno del suo cinquantesimo compleanno per ribellarsi e fuggire lontano. Vuole portarsi Michele, gli dà appuntamento in un casolare abbandonato e, tra una birra e l’altra, gli confessa il suo progetto. Ma Mazinga, e il destino, forse hanno piani diversi per loro. Dino Abbrescia e Gianluca Gobbi sono i protagonisti di «Vamos» di Andrej Longo, pièce che tra risate e colpi di scena, debutterà al Teatro Kismet, dal 14 al 16 gennaio (alle 21, domenica 16 alle 18), con la regia di Susy Laude.
Abbrescia, Mimmo è Minuicchio de Lacapagira che ha raggiunto l’età della pensione?
«Non direi. Minuicchio aveva più la testa sulle spalle. Credo che avrebbe fatto carriera nella malavita, ma chi può dirlo. Sicuramente Andrej Longo ha pensato a quei personaggi scrivendo questo dialogo a due. Questi però sono due veri perdenti».
In che senso?
«Sono due delinquenti stipendiati, eterni adolescenti. L’ultima ruota del carro della malavita. Un po’ attempati, stanchi di fare quello che fanno, manovali che non hanno mai avuto uno scarto “di carriera”, né ambizioni. Quando chiedono a Mimmo cosa farebbe se vincesse tanti soldi, lui risponde che si farebbe un cannone in riva al mare».
Però a un certo punto cambia qualcosa?
«C’è un moto d’orgoglio, di ribellione. Ai due non resta nulla di quello che guadagna Mazinga, che intanto sul loro lavoro si è arricchito. C’è un po’ un senso beckettiano nello spettacolo: Mimmo e Michele come Estragon e Vladimir di ‘Aspettando Godot’ si pongono domande esistenziali, tra una birra e l’altra».
Nella malavita barese che ci fa un milanese doc come Gianluca Gobbi?
«È una combinazione molto interessante perché ci sono dei trascorsi in Puglia e a Matera che ogni tanto gli tirano fuori delle uscite dialettali divertenti».
Di recente ha interpretato un altro boss che però è riuscito ad andare in pensione.
«Già, forse Mimmo assomiglia più al personaggio della serie Cops, anche se quello era un capo. Ha lasciato la malavita, si è ritirato in Salento e si è aperto un chiringuito che vende panini».
Dopo anni di poliziotti (Distretto di Polizia, Squadra Antimafia, La Uno Bianca) e delinquenti, ha scelto da quale parte vuole stare?
«Mio padre era un poliziotto. Io per reazione ho sempre avuto un’attrazione per quel mondo. Quando io ero ragazzo a Bari negli anni ’80 non c’era una separazione reale, i due mondi si toccavano e convivevano moltissimo».
Da attore deve esser stata una fonte d’ispirazione.
«Passavamo le giornate a imitare le camminate, i modi di fare, di muovere le mani. Era divertente. In qualche modo poliziotti e malavitosi appartengono una stessa energia: un bravo poliziotto deve ragionare come loro. Oggi è cambiato tutto per fortuna, allora a Bari si girava armati, la città vecchia era zona proibita, una specie di guerra civile».
Alla regia di Vamos c’è la sua compagna Susy Laude, come in Raccondino e nel recente film ‘Tutti per Uma?, difficile l’equilibrio tra famiglia e lavoro?
«Siamo contenti, ci conosciamo così bene. Quando ci sono scazzi, li lasciamo sul set. Io sono molto indisciplinato, lei ha fatto l’accademia, quindi mi bacchetta spesso. Ma ha intuizioni geniali, una visione onirica, ricca di immaginazione: è divertente il confronto tra il suo approccio e un testo in cui c’è molto della Puglia e dei nostri vezzi».
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Il personaggio Minuicchio, nel film «Lacapagira», aveva la testa sulle spalle Avrebbe fatto carriera nella malavita