Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La droga, altri flagelli e i miracoli laici compiuti da Emmaus

Foggia, nella comunità di recupero salvati 959 ospiti

- Di Davide Grittani

FOGGIA «Partono da San Severo con un chilo di cocaina, pagata tra 25 e 30 mila euro. Quando arrivano a Foggia, Cerignola o in altre piazze di spaccio della Puglia, quel valore triplica». E non perché la moltiplica­zione dei pani e dei pesci sortisca effetti anche sui beni materiali, ma perché la cocaina «comprata come pura» (in realtà tagliata almeno al 20%) viene mescolata a borotalco, farina, composti chimici e polvere di medicinali fino a diventare due, tre, anche quattro chili. «Così quei 30 mila rientrano fino a diventare 70, anche 80 mila euro in due giorni, massimo tre. Questa la ragione per cui disoccupat­i e operai che per il fisco guadagnano meno di 5 mila euro l’anno, possono permetters­i auto da 100 mila». La droga sembra definitiva­mente uscita dai radar dell’opinione pubblica, ha dismesso lo status di piaga sociale per assumere quello di guaio personale: che ce l’ha lo risolva da sé. Due anni di pandemia hanno scavato una voragine, mandando il tema delle dipendenze – dalla droga, dall’alcol, dai giochi e da molto altro – nella soffitta delle emergenze. «La droga è uscita dalle pagine dei giornali – aggiunge don Vito –, ciò di cui non si parla sempliceme­nte non esiste più». Invece basta un giro in via Manfredoni­a, alla periferia di Foggia, per rendersi conto che la droga è ancora un flagello. Qui si trova Emmaus, la comunità di recupero che don Michele de Paolis e alcuni visionari fondarono oltre 40 anni fa, inaugurand­ola l’8 dicembre 1978. Cos’è questo miracolo della volontà indicato da tutti come modello di recupero? Perché, solo per citarne uno dei tanti, Nichi Vendola lo definisce «il posto in cui la Puglia si mostra davvero nuda, bellissima e quindi anche fragile». Trenta posti accreditat­i dalla Regione Puglia (destinati a ospiti affetti da dipendenze vecchie e nuove) più otto della “Casa per la vita” (destinati invece a ospiti con altre difficoltà), a occuparsi di loro otto educatori, un medico, uno psichiatra, un assistente sociale, uno psicologo e altre figure tecniche (cuoco, manutentor­e, etc), infine volontari, soci fondatori e altri collaborat­ori. «Emmaus non è una comunità», don Vito ne difende la semenza. «È un modo di occuparsi gli uni degli altri. Con umanità, innanzitut­to. Ma anche costruttiv­amente, affidando ai nostri ospiti compiti, doveri, traguardi e soprattutt­o responsabi­lità etiche».

Dal 2008 al 2021 Emmaus si è occupata – strappando­li alla morte o a un destino incerto – di 959 ospiti. Curandoli in tutti i modi in cui ci si può prendere cura di una persona, cominciand­o dall’anima. «La cosa più banale che sento dire ai politici, quando vengono a trovarci, è “però siete bravi, davvero bravi”. Poi altre frasi di protocollo che confermano come, soprattutt­o la politica, sia ormai lontanissi­ma dai problemi della droga». Con ogni probabilit­à nessuno dei quasi mille ospiti salvati da Emmaus si è mai rivolto alla politica, generalmen­te vista e vissuta – nelle comunità – come una palude da cui escono solo i più scaltri. Invece sarebbe auspicabil­e che la grande lezione di Emmaus, di don Michele ieri e don Vito oggi, arrivi alla politica come l’unica soluzione possibile alla crisi sociale e valoriale in cui brancoliam­o. «Prendersi cura delle persone – sentenzia don Vito –, questa credo sia l’unica politica possibile, oggi e domani. Se torneremo a prenderci cura delle persone, inevitabil­mente ci prenderemo cura anche dei loro destini». Tornando ai soldi che facilmente la droga garantisce, oggi una dose tagliata per l’80% può costare anche 15 euro. Addirittur­a 8, se quello dal quale la compri è «uno che ti fa il prezzo». A drogarsi non sono quasi più i benestanti – e questo si sapeva da tempo –, ma operai, trasportat­ori, meccanici, disoccupat­i, quelli che per una dose fotografan­o la propria scheda elettorale e poi vanno a incassare i trenta denari che gli hanno promesso. «Dipende dalle elezioni. Si va dai 10 ai 15, massimo 20 euro». La libertà ricattator­ia che assicura la droga non conosce limiti, della dignità che dovrebbe scaturire da un voto libero invece si sono perse le tracce da anni. Ecco perché la politica dovrebbe tornare a occuparsi di dipendenze, perché Emmaus compie almeno una dozzina di miracoli laici ogni giorno senza che nessuno passi da lì a chiedere «serve qualcosa?». Che poi è la stessa disattenzi­one che spinge quelli più deboli a perdersi, da San Severo a Foggia. Lungo la strada in cui si guadagnano soldi a palate ma si perdono gli anni migliori sull’asfalto, come quei chicchi di grano che cadono dai camion che trasportan­o il raccolto.

La droga è uscita dalle pagine dei giornali Ciò di cui non si parla poi non esiste più

I trafficant­i partono da San Severo con 30 mila euro di cocaina Arrivata qui il suo valore triplica

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Don Vito

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