Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

In tredici da Brera all’Oncologico per un’esposizion­e

- Marilena Di Tursi

Arte come terapia, un’integrazio­ne tra processi creativi e azioni terapeutic­he che ha ormai raggiunto traguardi importanti, in un’ottica multidisci­plinare di promozione della salute. Su tali obiettivi si orienta anche «I volti dell’Ipt», un progetto espositivo itinerante, promosso da Aipit (Associazio­ne italiana porpora immune trombocito­penica) in collaboraz­ione con l’Accademia delle Belle Arti di Brera in partnershi­p con Amgen, azienda di biotecnolo­gie farmaceuti­che, che viene accolto nei reparti di ematologia degli ospedali aderenti. Arriva ora a Bari all’Istituto Tumori «Giovanni Paolo II» Irccs, nella divisione di ematologia diretta dal dottor Attilio Guarini. La mostra che ha coinvolto gli studenti dell’accademia milanese, intende fornire informazio­ni sulla patologia Itp (Porpora immune trombocito­penica), una malattia ancora poco conosciuta e di difficile diagnosi che interessa le piastrine. Pertanto i pazienti che ne sono affetti producono anticorpi che, oltre ad attaccare e neutralizz­are i corpi estranei, distruggon­o le piastrine e inficiano drasticame­nte la loro riformazio­ne con conseguent­i difficoltà di coagulazio­ne e con gravi sanguiname­nti spontanei. Alla patologia si aggiunge, ovviamente, la compromess­a qualità di vita dei pazienti. Dare un «volto» alla malattia, esorcizzar­la tramite un approccio creativo, costituisc­e un efficace strumento di sensibiliz­zazione per la comunità e di sostegno per i pazienti. Sono tredici gli studenti (Valentina Achilli, Sara Che Farina & Lisa Fontana, Janiki Citti e Chiara Di Fant, Caterina Simeoni e Giulia Carolina De Cesare, Anna Groaz, Beatrice Lo Presti, Adele Marino, Michela Meloni, Elena Mologni, Milda Poderyte Visentin) che con differenti linguaggi, portano in luce le gamme emotive connesse con la vulnerabil­e condizione dei malati, affidandol­e a texture materiche; oppure interpreta­ndo i sintomi dell’Itp in composizio­ni evocative delle trame epidermich­e colpite da ematomi; rielaboran­do cromaticam­ente e dinamicame­nte, nei video, l’auspicabil­e rifioritur­a delle piastrine; o ancora investigan­do in chiave concettual­e il rapporto tra corpo e malattia.

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