Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Segni di pace» al Crac una mostra necessaria
Di questi tempi è una mostra necessaria «Segni di pace. 24 presenze nell’arte contemporanea per una cultura della non violenza», in corso a Taranto, fino al 20 luglio, al Crac Puglia (Centro di Ricerca Arte Contemporanea) della Fondazione Rocco Spani onlus (in collaborazione con l’associazione Ante Litteram). Suona come una chiamata alle armi per un gruppo di artisti differenti per sensibilità, generazione e linguaggi, riuniti da Sara Liuzzi, su un’idea di Giulio De Mitri, per consentire all’arte di posizionarsi al centro dell’odierno dibattito collettivo. La guerra sta cambiando gli assetti mondiali e culturali e gli artisti rispondono con i rispettivi contributi per sostenere politiche di pace. Ovviamente gli esiti sono di diverso calibro ma omogeneamente rivolti alla ricerca di tracce che possano dare speranza e possano indicare percorsi di rinascita. Semi per coltivare un domani di speranza (Maria Teresa Sorbara); bagliori dorati o girandole cromatiche per offrire una luce al presente (Elena Diaco Mayer, Paolo Scirpa); abbracci plastici (Iginio Iurilli) o disegnati su ceramica (Lindsay Kemp); semplici frasi perentorie nel gridare l’amore al posto della guerra (Wilfred Gaul); graffitismi concitati (Franz Janz); spunti da iconografie sacre (Bruno Ceccobelli, Salvatore Anelli, Oliviero Rainaldi) in chiave pacifista, anche con utopiche e augurali colombe (Ettore Sordini, Antonio Paradiso). Sul fronte segnico troviamo lavori caricati di potenza gestuale (Pietro Coletta), espressa anche in campi di pigmenti rappresi, soprattutto rossi drammaticamente evocativi e pregni di una stringata spiritualità (Pino Pinelli, Bernard Aubertin) o in progetti di monumenti per caduti di altre battaglie ma ugualmente vittime della ferocia bellica (Giuseppe Spagnulo). Più espliciti nel riferimento all’attualità il contributo fotografico di Manoocher Deghati, il riuscito claim «La guerra è un’utopia» lanciato da Renato Mambor accanto ad un cannoncino, apparentemente innocuo; oppure l’inossidabile richiamo agli scontri ideologici, propri delle grandi narrazioni, nel lavoro di Gianfranco Barucchello. Memorie di varia umanità, gravate da simbologie sociali e antropologiche (Carlo Costa, Mauro Staccioli), riassumono ogni sorta di sfida che l’umanità ha coltivato (Wolf Vostell, Daniel Spoerri) nel tentativo di raggiungere stabili approdi.