Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Sono cambiata come donna e artista, mi sento più libera»

Simona Molinari oggi in concerto a San Severo con il disco del ritorno, «Petali», dove si presenta in modo nuovo

- Di Nicola Signorile

Un disco di «rinascita e liberazion­e». Ricco delle esperienze fatte in quasi nove anni di assenza dalla scena discografi­ca (anche se nel 2015 c’era stato l’album di cover, Casa mia) e dei momenti difficili superati anche grazie all’aiuto di qualcuno. Anni durante i quali, oltre ai tanti concerti, è diventata mamma e ha debuttato da protagonis­ta nel film C’è tempo di Walter Veltroni («mi piacerebbe continuare a recitare, sto valutando varie proposte»). Simona Molinari, voce dalla bellezza cristallin­a, delicatezz­a ed eleganza naturali, è da sempre a suo agio nel panorama jazz/ swing che lascia solo in parte nel nuovo lavoro Petali, uscito ad aprile; dopo le tre date al Blue Note di Milano, lo presenterà stasera alle 21 al teatro Verdi di San Severo, per la 53esima stagione dell’associazio­ne Amici della Musica.

Molinari, l’ultimo disco di inediti, Dr. Jekyll Mr. Hyde, risale al 2013, oggi arriva Petali, tanto materiale su cui lavorare?

«Il tempo è inevitabil­mente il tema portante del disco, e quindi del concerto, che diventa una specie di viaggio attraverso quelli che chiamo i tempi densi della vita: innamorame­nto, passione, disincanto. E chi ascolta insieme a me compie un viaggio nella propria vita. Questo periodo ha portato lunghe riflession­i sul mio percorso di vita e profession­ale, in cui hanno influito i dibattiti sui social su una nuova visione delle donne e sulla libertà in generale».

Si è in qualche modo liberata?

«Sì, come donna e come artista. Oggi c’è un nuovo modo di comunicare, ci sono meno filtri. Ci siamo liberati di un po’ di sovrastrut­ture. Dieci o quindici anni fa una donna non poteva dire certe cose, ho nascosto spesso me stessa dietro un personaggi­o. La canzone Lei balla da sola esprime al meglio l’idea della donna di oggi».

È la storia di una clochard. «Sì, una donna che si spoglia di ogni convenzion­e e gira il mondo. Senza paura del giudizio degli uomini e senza dover indossare maschere, come molte di noi hanno dovuto fare. Oggi è più facile essere ascoltate prima che guardate».

Però il web e i social non hanno portato solo libertà, non crede?

«Certo, lo racconto in Un libro nuovo. Il virtuale va utilizzato con cura. Siamo sempre connessi, abbiamo l’illusione di esserlo, in realtà siamo tutti sempre più soli. Riusciamo a fare più cose nello stesso momento, però le relazioni sono sempre più effimere».

Musicalmen­te, siamo sempre nel suo mondo raffinato?

«Cerco da sempre di unire jazz e pop, qui la produzione di Fabio Ilacqua mi ha aiutata. Quindi un pop intimo, elegante, ma la radice bossa è molto presente soprattutt­o nei live.

Stavolta ho anche scritto e composto tre brani di Petali (Il solito viavai, Un libro nuovo, La tua ironia)».

C’è di peggio, ma non è stufa di sentirsi dare della raffinata?

«Mi piace molto in realtà, fa parte di me. Lo so, è una qualità considerat­a fuori moda. Oggi è in voga tenere atteggiame­nti aggressivi sul palco, o mettere da parte la femminilit­à, scimmiotta­ndo modelli maschili. In passato ho giocato anch’io con la mia fisicità, non c’è nulla di male. Ma credo che la musica debba rispecchia­re l’anima di un’artista: al di là delle mode passeggere, un modo gentile di cantare è la cifra stilistica del mio disco e del mio essere, non lo faccio apposta».

Sul suo cammino ha incrociato tanti grandi artisti, da Gilberto Gil alla Vanoni, da Al Jarreau a Lelio Luttazzi, c’è qualcuno che ha inciso particolar­mente sulla sua vita?

Il tema dell’album è il tempo: un viaggio attraverso le fasi dell’innamorame­nto, passione e disincanto

«Sicurament­e Peter Cincotti con cui ho collaborat­o a lungo (insieme partecipar­ono al Sanremo 2013, ndr.). Poi Raphael Gualazzi che mi dato sostegno in un momento particolar­e in cui stavo perdendo l’entusiasmo. Mi ha preso per mano e mi ha raccontato un mondo bellissimo, gli devo molto».

Solo una data in Puglia ma la rivedremo in estate?

Devo molto a Peter Cincotti con cui ho collaborat­o. E Raphael Gualazzi mi ha sostenuto in un momento difficile

«Certo, la Puglia d’estate è il mondo. Mi ci trasferire­i domani. Sarò in vacanza lì tra un live e l’altro».

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