Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SERVE UN ALTRO SEGNALE DI FORZA
C’è una sfida aperta a Bari da parte dei clan mafiosi che sarebbe pericoloso sottovalutare. La vicenda dei bar da aprire sul lungomare di San Girolamo che invece non si riescono ad aprire va al di là della mera faccenda di quartiere: bene ha fatto il sindaco Decaro a denunciare la preoccupazione del Comune per i rischi di infiltrazioni mafiose nella faccenda. Noi pensiamo che non ci siano rischi, ma certezze. Il controllo dei clan su quel territorio è consolidato da anni, è una roccaforte storica dei clan come ottimamente ha raccontato Angela Balenzano su questo giornale. Gli eventuali aspiranti alla gestione di quei bar hanno sicuramente subito “l’imbonimento” degli emissari dei clan, che in quel quartiere poi sono i vicini di casa di tutti. Non c’è nemmeno bisogno di minacciare, in certi contesti: basta un caffè al bar in cui si chiacchiera del lungomare con chi aspira alla gestione per capire chi decide.
Ora. I cani stanno abbaiando forte sotto le finestre delle istituzioni perché tutta la città capisca: il potere sono loro, sempre loro. Sui grandi appalti come su un baretto di lungomare. Non importa il possibile fatturato, roba da poco rispetto ai traffici veri dei clan. È un abbaiare che ribadisce che qui comandiamo noi e basta. Ora, sappiamo che ai cani che abbaiano non si risponde con le invasioni, e non si può occupare militarmente San Girolamo.
Però. Esiste una società civile oltre le istituzioni, è il momento che si metta alla prova. Pensiamo ad un fronte unito di associazioni antimafia, sindacati, associazioni di categoria dei commercianti, centri sociali, e tutti i soggetti che rivendicano spazi e agibilità in città. Il Comune si faccia promotore di questo fronte unito antimafia, sostenga queste associazioni e affidi loro la gestione dei bar su quel lungomare. Assicuri il sostegno e la presenza delle istituzioni in ogni momento della vita di queste attività. Al cane che abbaia si potrà bene tirare uno scarpone in testa. Affidare quei bar ad una “associazione delle associazioni” potrebbe diventare centro attrattivo di tante attività sociali nel quartiere, occasione di lavoro per giovani disoccupati, immettere nuovo sangue fresco e pulito nelle vene ingottate di un quartiere da sempre sotto il tallone dei clan. Occorre una prova di forza che oltre ad essere muscolare sia sociale nel senso più ampio: tante associazioni, centinaia di attivisti sarebbero un boccone troppo grosso anche per i mafiosi del lungomare nord.