Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Delirio giallorosso Il Lecce riporta la Puglia in serie A
Battuto il Pordenone, alle 22.26 esplode la festa con il tripudio del Via del Mare e i caroselli in città Sticchi Damiani: «Un premio ai nostri sacrifici»
Il Lecce batte il Pordenone (1-o) con un gol di Majer e conquista la sua decima promozione della sua storia in serie A. Esplosione di gioia per i 25 mila spettatori che hanno assiepato lo stadio Via del Mare ma tutta la città ha esultato per lo straordinario risultato dei giallorossi salentini. Una festa che è continuata fino a notte fonda. La partita è stata a senso unico, tanti i gol sprecati: alla fine l’ha decisa Majer.
Quell’urlo rimasto strozzato in gola solo pochi giorni fa, stavolta può esplodere di gioia e riecheggiare in tutto il Salento: il Lecce compie il suo dovere, batte il Pordenone 1- 0 e, dopo appena due anni, torna nell’olimpo del calcio italiano. Per la decima volta nella sua storia, la seconda guardando tutti dall’alto.
In un Via del Mare vestito coi colori del “sole” e del “cuore” tipici della terra saletnina e gremito fin dove è stato possibile, la festa giallorossa (iniziata già al gol di Majer a inizio ripresa) si scatena definitivamente alle 22.26, quando il triplice fischio dell’arbitro Piccinini sancisce il coronamento del sogno e la promozione diretta nella massima serie. E dà il via ufficiale ai festeggiamenti di una città e di un intero territorio, peraltro già partiti quando il Perugia ha segnato il gol del vantaggio sul Monza, mentre un coro unanime ripete a gran voce e scandisce le due parole che - nella settimana post Vicenza, caratterizzata anche da polemiche e accuse - in pochissimi, soprattutto per scaramanzia, avevano anche solo azzardato a sussurrare: «Serie A, serie A».
Allo stadio - così come anche nelle case di tutti i salentini, nei locali e in quelle poche piazze della provincia in cui erano stati allestiti i maxischermi - è un tripudio di colori ed emozioni, il giusto epilogo di una stagione che il Lecce ha vissuto praticamente sempre da protagonista. E di una giornata, iniziata bagnata dalla pioggia, in una città ed in una provincia dove da giorni non si parla d’altro, monopolizzando (o quasi) le discussioni di tutti i tifosi giallorossi.
L’abbraccio del popolo salentino a mister Baroni e alla sua squadra è da togliere il fiato. La festa, naufragata lo scorso anno ai play off, può finalmente esplodere fino a fare accapponare la pelle, rendendo lucidi gli occhi di chi ci ha sempre sperato. Di chi - tifosi, giocatori e società - alla serie A ci ha sempre creduto e l’ha inseguita con tutte le sue forze, anche quando ai nastri di partenza il peso economico delle rose sembrava annunciare tutta un’altra storia.
La pagina di storia, invece, a scriverla sono stati proprio il Lecce e la sua gente, che per tutto l’anno ha sostenuto incessantemente i propri beniamini - tanto in casa quanto in trasferta - spingendoli anche ieri verso l’ultima vittoria: la diciannovesima del campionato, ma anche la più bella e importante, perché vale un posto al sole nel calcio che conta. Conquistato col duro lavoro quotidiano, con la costanza e la voglia di emozionare
A tarda ora la festa si sposta nelle vie della città, invasa da un fiume di tifosi tra caroselli d’auto strombazzanti, fumogeni, sciarpe al cielo e bandiere giallorosse al vento, che scortano il pullman scoperto della squadra lungo le principali strade e nelle piazze di Lecce, per ricevere il caloroso abbraccio della tifoseria ed il giusto tributo per la meritata promozione. Mentre le forze dell’ordine garantiscono che, nell’euforia generale, tutto proceda senza problemi di ordine pubblico, scongiurando anche eventuali danneggiamenti a monumenti e sedi istituzionali nonché evitando “tuffi proibiti” nelle fontane cittadine, per allontanare il rischio che qualcuno possa farsi male. Si prosegue fino a notte fonda, l’alba può aspettare: «Il sogno più bello è diventato realtà», come ha raccontato a partita appena finita il presidente Saverio Sticchi Damiani. «Ci abbiamo sempre creduto - ha detto il massimo dirigente giallorosso un regalo che ci ripaga di grandi sacrifici». Ed a festeggiare ha provveduto anche l’arcivescovo Seccia: «Sono felice per la nostra gente».