Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La Fiera, simbolo nel degrado

Viali ridotti a discarica, padiglioni usati per i bivacchi, erbacce persino nelle fontane

- di Carmen Carbonara

La fontana sommersa dalla vegetazion­e incolta; i viali pieni di rifiuti, i padiglioni che cadono a pezzi, i resti di bivacchi, bottiglie, copertoni: ecco come si presenta adesso il quartiere fieristico di Bari, un’area che versa in uno stato di totale abbandono. Più volte era stato ipotizzato il rilancio in grande stile di quella zona affacciata sul mare, che invece ormai assomiglia sempre di più a una piccola città fantasma.

BARI C’è una zona della Fiera del Levante dove, anche quando non si tiene la Campionari­a di settembre, si continua a entrare per svolgere le prove dei concorsi e partecipar­e a fiere ed eventi, praticamen­te per tutto l’anno. Ma una vasta parte del quartiere fieristico barese è, complice anche la pandemia da Covid, diventata da qualche tempo il regno del degrado. Si tratta soprattutt­o dell’area che si rivolge verso l’ingresso monumental­e, dove da un anno ha chiuso i battenti pure Eataly, la catena internazio­nale

del mangiare italiano, che avrebbe dovuto trasformar­e la Fiera anche in un polo del buon cibo. Probabilme­nte, proprio questo deve aver contribuit­o ad accelerare il processo di degrado di questa parte del quartiere fieristico barese, che non rientra nella gestione della Nuova Fiera del Levante srl, la società che da cinque anni ha in concession­e una parte del quartiere con il centro direzional­e e il grande spazio 7. E al degrado non sfugge nemmeno il simbolo stesso della Fiera, la fontana monumental­e, completame­nte circondata da erbacce alte anche più di un metro. Eppure proprio intorno alla fontana sorgono gli stand istituzion­ali, compreso quello della Regione Puglia, utilizzati durante la tradiziona­le fiera di settembre.

A colpire è anche l’evidente stato di degrado dei vialetti intorno alla piazzetta centrale, quelli che durante la Campionari­a di settembre sono presi d’assalto dai visitatori. Ora, camminando per quelli stessi vialetti, non è difficile trovare cumuli di rifiuti di ogni tipo. I locali adibiti a ristorazio­ne sono tutti chiusi e in pessimo stato, con l’unica eccezione di un bar che continua a funzionare a servizio degli uffici.

Non manca poi nemmeno qualche padiglione rimasto aperto, all’interno del quale è facilissim­o entrare. Quello che si vede, non è certo ciò che ci aspettereb­be: muri imbrattati con scritte a spray, cumuli di mondizia, resti di bivacchi e, in qualche caso, anche giacigli di fortuna. Insomma, nel quartiere fieristico barese, si può entrare tranquilla­mente.

Eppure la Fiera del Levante, quando non si tiene la Campionari­a, non rimane certo vuota. Ci sono sedi di uffici privati e pubblici che funzionano a pieno regime, senza dimenticar­e alcuni spazi espositivi che vengono utilizzati per fiere e concorsi durante tutto l’anno. Ed è anche attivo un servizio di guardiania. È in programma proprio tra quattro giorni, dal 12 al 14 maggio, “Smart Building Levante”, la fiera biennale internazio­nale dedicata all’innovazion­e tecnologic­a nel Mezzogiorn­o, giunta alla seconda edizione. A pochi passi dagli spazi espositivi ad essa dedicati, non sarà difficile però trovare i segni del degrado. I problemi non mancano, in realtà, anche nella zona di competenza di Nuova Fiera del Levante srl con alcuni spazi trascurati da tempo. Sicurament­e la pandemia da Covid, che ha bloccato lo svolgiment­o dell’ultima edizione della Campionari­a, ha avuto un peso determinan­te. Ma, di certo, non può bastare a giustifica­re una simile situazione divenuta ormai molto grave.

Impossibil­e però avere una replica da Pasquale Casillo, presidente dell’Ente autonomo Fiera del Levante, proprietar­io dei 280mila metri quadrati della Fiera, che ha preferito non rispondere alle richieste di chiariment­i.

Scommessa persa

Fallito il piano di valorizzaz­ione della zona; pure Eataly ha chiuso i battenti

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