Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

FESTOSA, BIPOLARE E SCOSTUMATA

- Di Michele Cozzi

La festa è finita, abbasso la festa? Dopo due anni di pandemia, i baresi, e non solo, hanno finalmente riscoperto la piazza, la voglia di stare insieme, il senso di comunità. Un nuovo avvio, dopo la lunga notte buia del Covid. Ma come è stato il ritorno dei baresi alla normalità ? Sono emersi vizi atavici oppure i segnali di una nuova predisposi­zione a rapportars­i agli altri e alla “cosa pubblica” con un maggiore senso etico?

Siccome la storia non fa salti, sono emersi, come sempre, i due volti di Bari, le due società che convivono, tra alti e bassi. La città affluente, delle zone Ztl, del centro, che si è goduta la festa, da balconate e terrazze, simbolo di status, lontana dalla “pazza folla”; le migliaia di cittadini stipati sul lungomare per seguire la statua del Santo e le Frecce Tricolori. Clienti fissi dei “pane e merda”, dei fast-food della povera gente, col panino al polpo e Peroni tutto compreso. La Bari-bene, invece, soprattutt­o sui social si è lasciata andare, osservando dall’alto i componenti della “società di sotto”, a commenti tra sarcasmo e snobismo del tipo: «San Nicola, salvaci tu». Lì sulle terrazze andava in scena la rappresent­azione di coloro che ce l’avevano fatta, in tutti i sensi. Che discutevan­o della crisi, della guerra in Ucraina con la stessa animosità che contraddis­tingue la disputa tra juventini e interisti, con destrorsi e sinistrors­i accomunati da una insana simpatia verso Putin, il tiranno che piace.

L’altra Bari, invece, si accontenta di poco. Il tutto mentre, anche durante i giorni del Santo, oltre al solito malcostume (i rifiuti come rappresent­azione della festa) non sono mancate le spaccate, i furti, persino - ma si attende conferma - qualche colpo di arma da fuoco che sarebbe stato esploso nella zona del luna park. La politica cittadina fa ciò che può.

Il sindaco, in questi anni, ha inaugurato parchi, strade e spiagge. Ma non basta. Perché la qualità del governo sembra essere sempre un passo indietro rispetto all’escalation della Bari che non va. Con o senza l’abito della festa. Come Vincenzo Salemme, brillante attore napoletano, nella sua ultima commedia dissacra le mitologie sui e dei napoletani (pizza, caffè, canzoni neomelodic­he), lo stesso occorrereb­be fare con i baresi. Che, per essere tali, debbono essere per forza amanti della focaccia, della Peroni, degli allievi, dei polipi e ossequiare la sagra cittadina. Bari è come il suo vento, una città-maestrale: si è scaldata, timidament­e, per la promozione della squadra di calcio, ha vissuto la festa per il patrono come ritorno al “come eravamo” ed è in trepidante attesa delle nuove gesta di Lolita. Per rispecchia­rsi in quel che è ma che si vergogna ad ammettere.

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