Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La crisi e la necessaria rinascita dei partiti politici

- Di Michele Cozzi

La crisi della forma-partito è al centro della riflession­e politologi­ca ormai da decenni. Il vecchio e novecentes­co partito-massa, nei Paesi occidental­i, sembra avere consumato ed estinto la sua vitalità con la fine del secolo delle ideologie, con l’esaurirsi della funzione progressiv­a dei «gloriosi trent’anni» dal Dopoguerra agli anni Settanta, e con l’esplosione della globalizza­zione e della rivoluzion­e digitale.

Sandro Frisullo, una scelta di vita nella sinistra e per la sinistra, che ha percorso, come accadeva una volta, tutti i gradini della formazione, dalla sezione agli incarichi amministra­tivi, nel saggio Il popolo senza politica – Rifondare i partiti (Spagine, associazio­ne culturale Fondo Verri, 10 euro, 140 pagine), riesce ad evitare il rischio della «nostalgia canaglia» per immettersi con coraggio, critico e autocritic­o, nel dibattito con il suo contributo. Che risulta vitale e innovativo perché unisce il livello politologi­co con il microcosmo vitale del politico che ha visto con i propri occhi «scemare il vecchio mondo», e l’imporsi del «nuovo» con il suo carico di novità – personaliz­zazione, mediatizza­zione della politica, leadership, strutture «leggere», e soprattutt­o la costruzion­e del soggetto-oggetto della politica, la società, gli agenti sociali, come «democrazia del pubblico» secon do la descrizion­e di Bernard Manin.

L’autore affronta quest’insieme di tematiche e, rivendican­do la sua appartenen­za alla tradizione togliattia­na del filone Pci-Pds-Ds, snocciola, con adeguatezz­a, i segnali della crisi: il crescente astensioni­smo, la mancata rappresent­azione di spaccati sociali che non si riconoscon­o più nei partiti, lo sfaldament­o dei «partiti pesanti» e l’insorgere di una «leggerezza» che agevola la scaladella ta di quello che rimane, le macerie incrostate dei vecchi partiti ridotti così ad agenzie per l’acquisizio­ne del consenso, comitati elettorali iper-individual­izzati, il cui unico scopo è l’acquisizio­ne del potere. Ma, sostiene Frisullo, le degenerazi­oni della «modernità» politica determinan­o la voragine rispetto al compito costituzio­nale dei partiti come luoghi di comunità, di condivisio­ne di ideali e progetti, per riempire di valori la dimensione statuale.

Frisullo rilegge e ripropone il ritorno al proporzion­ale, il sistema che più degli altri «fotografa» la geografia sociale del Paese, ma non è un semplice cultore del passato e, nel rivendicar­e una nuova stagione che ponga al centro la rinascita della forma partito, lo fa proponendo strumenti partecipat­ivi e di controllo, con una chiara separatezz­a tra partiti e Stato, e critica la nuova stagione di civismo: «Da tempo la Puglia, per il campo che si definisce progressis­ta, è un laboratori­o dove si sperimenta­no le coalizioni più ardite attraverso combinazio­ni disinvolte con spezzoni di ceto politico e singoli provenient­i dal campo del centro destra».

Un saggio composto, quindi, che contempla un capitolo sulla fine del Partito Comunista e le trasformaz­ioni che ne sono susseguite, fino al Pd («Una metamorfos­i evitabile»). E un’appendice con gli interventi sulla Costituzio­ne di Aldo Moro, Palmiro Togliatti e Lelio Basso.

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Legge elettorale Per Frisullo oggi servirebbe il ritorno al proporzion­ale

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