Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La crisi e la necessaria rinascita dei partiti politici
La crisi della forma-partito è al centro della riflessione politologica ormai da decenni. Il vecchio e novecentesco partito-massa, nei Paesi occidentali, sembra avere consumato ed estinto la sua vitalità con la fine del secolo delle ideologie, con l’esaurirsi della funzione progressiva dei «gloriosi trent’anni» dal Dopoguerra agli anni Settanta, e con l’esplosione della globalizzazione e della rivoluzione digitale.
Sandro Frisullo, una scelta di vita nella sinistra e per la sinistra, che ha percorso, come accadeva una volta, tutti i gradini della formazione, dalla sezione agli incarichi amministrativi, nel saggio Il popolo senza politica – Rifondare i partiti (Spagine, associazione culturale Fondo Verri, 10 euro, 140 pagine), riesce ad evitare il rischio della «nostalgia canaglia» per immettersi con coraggio, critico e autocritico, nel dibattito con il suo contributo. Che risulta vitale e innovativo perché unisce il livello politologico con il microcosmo vitale del politico che ha visto con i propri occhi «scemare il vecchio mondo», e l’imporsi del «nuovo» con il suo carico di novità – personalizzazione, mediatizzazione della politica, leadership, strutture «leggere», e soprattutto la costruzione del soggetto-oggetto della politica, la società, gli agenti sociali, come «democrazia del pubblico» secon do la descrizione di Bernard Manin.
L’autore affronta quest’insieme di tematiche e, rivendicando la sua appartenenza alla tradizione togliattiana del filone Pci-Pds-Ds, snocciola, con adeguatezza, i segnali della crisi: il crescente astensionismo, la mancata rappresentazione di spaccati sociali che non si riconoscono più nei partiti, lo sfaldamento dei «partiti pesanti» e l’insorgere di una «leggerezza» che agevola la scaladella ta di quello che rimane, le macerie incrostate dei vecchi partiti ridotti così ad agenzie per l’acquisizione del consenso, comitati elettorali iper-individualizzati, il cui unico scopo è l’acquisizione del potere. Ma, sostiene Frisullo, le degenerazioni della «modernità» politica determinano la voragine rispetto al compito costituzionale dei partiti come luoghi di comunità, di condivisione di ideali e progetti, per riempire di valori la dimensione statuale.
Frisullo rilegge e ripropone il ritorno al proporzionale, il sistema che più degli altri «fotografa» la geografia sociale del Paese, ma non è un semplice cultore del passato e, nel rivendicare una nuova stagione che ponga al centro la rinascita della forma partito, lo fa proponendo strumenti partecipativi e di controllo, con una chiara separatezza tra partiti e Stato, e critica la nuova stagione di civismo: «Da tempo la Puglia, per il campo che si definisce progressista, è un laboratorio dove si sperimentano le coalizioni più ardite attraverso combinazioni disinvolte con spezzoni di ceto politico e singoli provenienti dal campo del centro destra».
Un saggio composto, quindi, che contempla un capitolo sulla fine del Partito Comunista e le trasformazioni che ne sono susseguite, fino al Pd («Una metamorfosi evitabile»). E un’appendice con gli interventi sulla Costituzione di Aldo Moro, Palmiro Togliatti e Lelio Basso.