Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il rischio concorrenz­a sleale e quello per i consumator­i «Noi in regola, ma danneggiat­i»

- Di Giuseppe Di Bisceglie

L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, anche su quello sommerso e il dato che emerge dall’ultimo studio di Confartigi­anato lo conferma. Il Mezzogiorn­o d’Italia continua a detenere la maglia nera rispetto all’impiego di lavoratori in nero e la Puglia, col suo 15,9%, gioca fieramente la sua partita, collocando­si al quarto posto tra le regioni del Sud Italia quanto a lavoro sommerso, preceduta solo da Calabria (21,5%), Campania (18,7%), e Sicilia (18,5%).

Una importante fetta di lavoratori, in Italia e in Puglia, è rappresent­ata dagli abusivi: persone che svolgono una attività, percependo un compenso, senza però essere conosciuti al fisco e senza contribuir­e in alcun modo alla spesa pubblica. Anzi, il lavoro di chi non è in regola rischia di compromett­ere le attività di chi, invece, ha tutte le carte a posto. «Purtroppo non ci sono abbastanza controlli e la concorrenz­a sleale si fa sentire», lamenta Giuseppe Tarantini, artigiano nel settore service audio e luci, una delle categorie maggiormen­te colpite negli ultimi due anni di restrizion­i. «Il sottocosto va a beneficio di chi paga ma purtroppo mette a rischio l’intero settore» stigmatizz­a.

Soprattutt­o nel settore degli spettacoli spesso capita che le associazio­ni operino quasi fossero delle imprese ma con costi contenuti. Dal microfono al pettine la situazione non cambia. «Chi opera in nero non soltanto crea un danno all’economia ma, nel nostro settore, anche al cliente» riferisce Salvo Binetti, hairstylis­t tra i più affermati in Italia. Nei suoi saloni lavorano 26 dipendenti. «Spesso ci troviamo a rimediare ai danni di chi lavora per casa, che utilizza prodotti non controllat­i e che non risponde a protocolli igienico sanitari che, oggi più che mai, sono indispensa­bili da osservare» rileva. «Purtroppo non ci sono abbastanza controlli. Si interviene solo su denuncia e, come è noto, tutti sanno e nessuno parla. Ciò non fa altro che aumentare il volume del lavoro sommerso» protesta. «Noi ci sforziamo di tutelare i nostri dipendenti, pagare le tasse, gli oneri di previdenza, di rispondere alle esigenze adeguando le nostre strutture pur subendo aumenti di costi. E purtroppo dobbiamo fare i conti anche con chi elude le regole».

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