Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il rischio concorrenza sleale e quello per i consumatori «Noi in regola, ma danneggiati»
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, anche su quello sommerso e il dato che emerge dall’ultimo studio di Confartigianato lo conferma. Il Mezzogiorno d’Italia continua a detenere la maglia nera rispetto all’impiego di lavoratori in nero e la Puglia, col suo 15,9%, gioca fieramente la sua partita, collocandosi al quarto posto tra le regioni del Sud Italia quanto a lavoro sommerso, preceduta solo da Calabria (21,5%), Campania (18,7%), e Sicilia (18,5%).
Una importante fetta di lavoratori, in Italia e in Puglia, è rappresentata dagli abusivi: persone che svolgono una attività, percependo un compenso, senza però essere conosciuti al fisco e senza contribuire in alcun modo alla spesa pubblica. Anzi, il lavoro di chi non è in regola rischia di compromettere le attività di chi, invece, ha tutte le carte a posto. «Purtroppo non ci sono abbastanza controlli e la concorrenza sleale si fa sentire», lamenta Giuseppe Tarantini, artigiano nel settore service audio e luci, una delle categorie maggiormente colpite negli ultimi due anni di restrizioni. «Il sottocosto va a beneficio di chi paga ma purtroppo mette a rischio l’intero settore» stigmatizza.
Soprattutto nel settore degli spettacoli spesso capita che le associazioni operino quasi fossero delle imprese ma con costi contenuti. Dal microfono al pettine la situazione non cambia. «Chi opera in nero non soltanto crea un danno all’economia ma, nel nostro settore, anche al cliente» riferisce Salvo Binetti, hairstylist tra i più affermati in Italia. Nei suoi saloni lavorano 26 dipendenti. «Spesso ci troviamo a rimediare ai danni di chi lavora per casa, che utilizza prodotti non controllati e che non risponde a protocolli igienico sanitari che, oggi più che mai, sono indispensabili da osservare» rileva. «Purtroppo non ci sono abbastanza controlli. Si interviene solo su denuncia e, come è noto, tutti sanno e nessuno parla. Ciò non fa altro che aumentare il volume del lavoro sommerso» protesta. «Noi ci sforziamo di tutelare i nostri dipendenti, pagare le tasse, gli oneri di previdenza, di rispondere alle esigenze adeguando le nostre strutture pur subendo aumenti di costi. E purtroppo dobbiamo fare i conti anche con chi elude le regole».